Allevi conquista l’Apollonio con la sua profonda leggerezza
Il giovane pianista ha estasiato il pubblico varesino con un concerto memorabile
«Klimt ha messo il bacio su una tela, io mi sono chiesto perché non renderlo musica e così ho fatto». E così con l’amore, la gioia, la leggerezza del volo, la bellezza, l’Europa. Al suo pubblico Giovanni Allevi non lascia nulla senza una spiegazione. Non lo fa per le ragazze in jeans e t-shitrt che lo acclamano come fosse lo Scamarcio del pianoforte, non lo fa per gli uomini in giacca e cravatta che lo ascoltano sognando di sfrecciare in Bmw e nemmeno per chi mentre suona si lascia ipnotizzare dalla limpidità delle sue note veloci e pulite.
Sabato 31 marzo, all’Apollonio di Varese, il pianista di Ascoli Piceno ha fatto il pieno. Con la sua musica, i suoi ricci e il suo personaggio ha lasciato con il fiato sospeso un pubblico così diverso e originale da fare invidia alla più intramontabile delle star.
Un’ora e mezza di piano: “Panic”, “Portami via”, “Follow jou”, “Jazzmatic”, tutti i successi del nuovo album Joy dedicato alla gioia di vivere per poi chiudere in una pioggia di applausi con “Qui danza” e la dolcissima “Come sei veramente”.
Allevi è così, scarpe da ginnastica, felpa e pantaloni a vita bassa, presenta i suoi 38 anni come un ragazzino. Prima di lanciare le sue lunghe mani sul pianoforte racconta i suoi aneddoti e ogni volta che parla lo fa piano, come se volesse pesare le parole. È rapito dalla sua musica e ci mette poco a conquistare gli spettatori. Li ammalia, li fa viaggiare. Poi si alza, barcolla un pochino, e si racconta di nuovo. È misterioso, timido e strambo. Il suo talento è imponente ma ha anche qualcosa di inspiegabile che scuote la tenerezza e non si può nascondere che è anche per questo che il pubblico lo ama.
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