Librai e frontiere, li abbatte il Premio Chiara
Nella giornata che consacrava il vincitore dell'edizione 2007 arrivano due sferzate al territorio: la neccessità di superare i confini e la mancata collaborazione delle librerie varesine
Una vittoria al fotofinish. «Un equilibrio che non si vedeva da anni» ha detto Bambi Bianchi Lazzati, dell’associazione “Amici di Piero Chiara” , alla fine della giornata che ha decretato il vincitore dell’edizione 2007 del Premio Chiara.
Allo spoglio dell’ultima scheda, solo 8 voti separavano «L’amore e altre forme d’odio» (Einaudi) del pisano Luca Ricci (66 voti) da Ilaria Bernardini che, con il suo «La fine dell’amore» (Isbn), ha ottenuto 58 voti, e dieci da Francesco Pecoraro (56 voti), terzo con «Dove credi di andare» (Mondadori).
Una premiazione a fasi alterne, iniziata un po’ in sordina, forse anche per il cambio di sala (la cerimonia non è stata fatta come gli anni precedenti nella Sala Napoleonica delle Ville Ponti, bensì nella Sala Andrea, più piccola e meno prestigiosa) e terminata in un bel clima, merito anche della simpatia e della disponibilità dei tre finalisti (nella foto).
Un’edizione segnata da una sferzata di Gerardo Rigozzi, direttore della Biblioteca cantonale di Lugano: «Ma che ci sta a fare la frontiera soprattutto per la cultura che in questo caso travalica i confini. Io non so fino a che punto è sentita la questione qui in Italia. Di certo bisogna smantellare le frontiere nei loro effetti. Noi su questa apertura ci contiamo. Non a caso abbiamo stanziato i soldi per collegare Lugano, Malpensa e Varese».
In sala c’erano numerosi politici, tra questi anche il senatore di Forza Italia Antonio Tomassini: «Io oggi dovevo volare a Ginevra per impegni parlamentari, ho rinunciato per essere qui tra voi. Una scelta fatta perché quest’anno la comunità varesina è stata un po’ distratta con il Premio Chiara. A partire dalle librerie varesine che vendono più che nel resto d’Italia, ma che badano solo al consolidato».
Tomassini ha tirato fuori una questione che aveva alimentato le polemiche già nei giorni scorsi. Sul banco degli imputati i librai di Varese, colpevoli, secondo gli organizzatori del premio, di non aver dedicato uno spazio ai tre libri finalisti e di aver fatto eventi nelle librerie proprio in concomitanza con gli appuntamenti della kermesse letteraria.
«Belle parole quelle dei politici – ha detto Romano Oldrini, presidente de Premio Chiara – . Ma guardate che tutto questo ambaradan è organizzato da pochissime persone, due delle quali sono qui. Si puo’ accettare qualche leggera dimenticanza e il fatto che in cultura non si puo’ rischiare solo sul consolidato è una verità (il riferimento va alle librerie n.d.r). Sul premio transfrontaliero, i fondatori di questa manifestazione, Massimo Lodi e Pier Fausto Vedani, ci avevano già pensato nel 1989, sono stati antesignani. La società civile arriva sempre prima della politica».
E proprio al libro "La traversata", scritto dal giornalista Massimo Lodi, è andato il premio "Segnalati", ritirato dall’editore Carlo Alberti.
A Ermanno Paccagnini, critico del “Corriere della sera”, come ogni anno è stato affidato il compito di presentare i tre finalisti: «Quest’anno abbiamo letto 90 libri. C’era molta roba buona e quindi non è stato facile scegliere. Si poteva arrivare a sei, forse anche a sette finalisti. Chi inizia a scrivere dovrebbe sapere che è molto più facile farsi conoscere con i racconti che non con i romanzi».
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