Finalmente il re è nudo
Noblesse oblige. Questa massima non vale per i Savoia.
La richiesta di risarcimento di 260 milioni di euro per l’esilio “dorato” in Svizzera, mentre il resto degli italiani arrancava per risollevarsi dai danni provocati dal fascismo, da Mussolini e da re Vittorio Emanuele III, conferma ancora una volta il giudizio pesante che la Storia ha dato agli ex reali d’Italia.
Secondo casa Savoia, il risarcimento è dovuto perché nei loro confronti sarebbero stati violati i diritti fondamentali dell’uomo. Una richiesta che arriva da quella stessa famiglia a cui apparteneva l’ultimo re d’Italia, che nel 1938 firmò le leggi razziali contro gli ebrei. Chi risarcirà i 43.118 (questa era la popolazione ebraica in Italia alla fine del 1941) cittadini italiani ebrei per le umiliazioni materiali e morali che dovettero subire a causa di quelle leggi? Chi risarcirà gli 8.500 cittadini italiani ebrei finiti nelle camere a gas e nei campi di sterminio a causa di quelle leggi? Chi risarcirà i superstiti cittadini italiani ebrei per tutto quel dolore? Chi risarcirà l’Italia per la perdita di quello straordinario patrimonio di esistenze, distrutto per sempre?
Il problema in questo caso non è la politica e nemmeno la forma che si è data uno Stato, questione opinabile, anche se in Italia c’è stato un referendum su cui il popolo italiano si è espresso.
Provate a chiedere agli spagnoli cosa pensano del loro re? Lo rispettano e gli riconoscono anche un ruolo cruciale nel passaggio dalla dittatura di Franco all’attuale democrazia. Il re di Spagna è stato il garante di quel passaggio pacifico, il collegamento con gli intellettuali in esilio e il loro Paese di origine. Un’assunzione di responsabilità. Ma parliamo del ramo dei Borboni, altro stile.
Intelligenza avrebbe voluto che i Savoia, di fronte all’atto di riconciliazione voluto dallo Stato italiano, dessero una risposta degna del rango di cui si fregiano. Stendiamo un velo pietoso sulle squallide storie di donnine e slot machine che hanno coinvolto Vittorio Emanuele.
Infine, perché i monarchici varesini, sempre così solerti nell’inviarci foto e commenti delle loro commemorazioni (l’ultima in ordine di tempo la celebrazione del 4 novembre), così attivi nel far “rivivere” il busto di re Umberto I, ripescato dalle cantine del comune, così precisi nel ricordare il ruolo dei partigiani azzurri durante la Resistenza, non si pronunciano sul significato di questa richiesta? Noblesse oblige.
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