Inpdap in agitazione: “Vogliono privatizzare il pubblico impiego”
In una nota della Cgil i lavoratori spiegano le loro ragioni. “Dal lontano 1996 il salario accessorio è subordinato al raggiungimento di risultati di produzione preventivamente fissati”
Egr. Direttore ,
come lavoratori della Sede INPDAP di Varese, Le scriviamo affinché la stampa locale prenda atto di quanto sta accadendo nella Pubblica Amministrazione in conseguenza del Decreto Legge 112/2008 .
Riteniamo vergognosa la ‘caccia alle streghe’, da qualche tempo in atto contro i dipendenti pubblici sistematicamente etichettati come fannulloni e rappresentati nell’atto di dormire sulla scrivania (vedi l’invadente presenza nella nostra città di manifesti propagandistici dell’attuale governo)
Lo scopo ultimo? Creare un alibi per smantellare la Pubblica Amministrazione e giungere alla privatizzazione dei servizi pubblici, panacea per la riduzione della spesa pubblica da un lato e per l’apertura di nuove speculazioni dall’altro.
Ci permetta di porre qualche domanda ai Suoi lettori: non è immorale e improduttivo ridurre del 30% lo stipendio di tutti i lavoratori pubblici, evitando così di affrontare il vero problema di individuare e punire chi davvero non lavora? Non è immorale lasciare intatta l’impalcatura dei veri privilegi e spacciare per tali i diritti conquistati dai lavoratori tutti, pubblici e privati, dal dopoguerra ad oggi?
Noi lavoratori della Sede INPDAP di Varese, nonostante una manifesta carenza di organico, nonostante l’ingente quantità di iscritti da amministrare, nonostante la pessima dotazione informatica e le scarse risorse destinate alla formazione, garantiamo ogni giorno quelle prestazioni che dovrebbero far sentire vicina e sensibile ai bisogni dei cittadini la presenza dello Stato.
Infine, per contrastare con l’evidenza dei fatti il pregiudizio che fa del dipendente pubblico il capro espiatorio dei mali d’Italia, denunciamo la strumentale diffusione di falsi clamorosi:
È falso che in questo Istituto non ci sia un controllo della produttività. Dal lontano 1996, infatti, il salario accessorio dei dipendenti dell’INPDAP, che si vuole tagliare con il decreto 112/2008, è subordinato al raggiungimento di risultati di produzione preventivamente fissati.
È falso che il Governo vuole ridurre gli sprechi delle consulenze e delle esternalizzazioni, perché il D.L. 112/2008 ha tagliato organici, salari e tutela dei lavoratori, ma non ha ridotto le elargizioni a consulenti ed amici dei potenti.
È falso che l’incidenza delle assenze per malattia nella P.A. sia maggiore che nell’impiego privato, perché i dati diffusi contengono al loro interno: ferie, aspettative senza stipendio e addirittura i giorni di astensione per maternità. Diritti e non assenteismo.
È falso che, anche per un solo giorno di assenza, non vi fosse già l’obbligo di presentazione di certificato medico e il conseguente controllo tramite visita medico-fiscale.
Riteniamo che la tutela dello Stato sociale non può prescindere dalla natura pubblica di chi è preposto a garantirla, fornendo da sempre servizi e prestazioni senza fini di lucro.
Pertanto abbiamo proclamato lo stato di agitazione contro il D.L.112/2008.
A conclusione, ci teniamo a sottolineare un’ovvietà che però sfugge ai più: chi ci governa è il primo dipendente pubblico, quello con le responsabilità maggiori nei confronti della comunità.
Il Decreto legge sarà applicato anche a loro?
Distinti saluti.
I Lavoratori della Sede INPDAP di Varese
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