La parola e il tempo di Etty Hillesum
Questa sera (ore 20 e 45) all’associazione “Apriticielo” approfondimento dedicato alla donna che nei suoi diari ha raccontato Auschwitz
Una serata di approfondimento dedicata a Etty Hillesum si terrà questa sera, venerdì 23 gennaio alle
ore 20.45, all’associazione “Apriticielo” (via Piemonte, 46, Varese). Nata nel 1914 a Middelburg in Olanda, da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica, Etty Hillesum, morì ad Auschwitz nel novembre del 1943. Acuta, passionale, di affilata sensibilità, Etty vive il suo tempo sino in fondo. Con coraggio, con dolore, con straordinaria capacità di comprensione. La sua testimonianza giunge sino a noi attraverso le pagine dei suoi diari: otto quaderni ricoperti da una scrittura fitta e quasi indecifrabile, passati di mano in mano e finalmente pubblicati nel 1981. Pagine capaci di mostrarci una via per dialogare in modo fecondo con la nostra Ombra.
«Una volta ho scritto in uno dei miei diari: vorrei poter tastare i contorni di questo tempo con la punta delle dita. Ero seduta alla mia scrivania, allora, e non sapevo bene come accostarmi alla vita perché non l’avevo ancora toccata dentro di me. Ho imparato a farlo mentre ero seduta qui. Poi, d’un tratto, sono stata scaraventata in un centro di dolore umano – su uno dei tanti, piccoli fronti di cui è disseminata l’Europa. E là – sui volti delle persone, su migliaia di gesti, piccole espressioni, vite raccontate – su tutto ciò ho improvvisamente cominciato a leggere questo tempo come un insieme compiuto, e non solo questo tempo. Avevo imparato a leggere in me stessa e così ero in grado di leggere anche negli altri. Era proprio come se le mie dita sensibili sfiorassero i contorni di questo tempo, e di questa vita».
«Com’è possibile che quel pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato, dove si riversava e scorreva tanto dolore umano, sia diventato un ricordo quasi dolce? Che il mio spirito non sia diventato più tetro in quel luogo, ma più luminoso e sereno? A Westerbork ho letto un tratto del nostro tempo che non mi sembrava privo di significato. Ho amato tanto la vita quand’ero seduta a questa scrivania ed ero circondata dai miei scrittori, dai miei poeti e dai miei fiori. E là, tra le baracche popolate di uomini scacciati e perseguitati, ho trovato la conferma di questo amore.
[…] Non sono mai stata tagliata fuori da una vita per così dire passata, per me esisteva solo una grande significativa continuità».
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