“Province: non aboliamole ma facciamole lavorare bene”

Il consigliere provinciale del PD Caielli interviene sulla questione della funzione dell'ente Provincia, invitando a fare meno demagogia e più riforme

Caro direttore,

 

                        il Consiglio Provinciale si è riunito ieri per discutere e riaffermare il ruolo delle Province nel sistema della Repubblica delle Autonomie. La loro preziosa funzione di ente intermedio tra i Comuni, l’istanza   di governo più vicina ai cittadini e la Regione. Si è ragionato ‘in positivo’ e non solo per rispondere alla campagna per abolire le Province che ha assunto talora toni di qualunquismo anti-democratico (tipo “tutti organi elettivi sono inutili luoghi di perditempo”), senza affrontare seriamente il tema vero, quello della riforma dello Stato, che è un po’ più complicato di una semplice potatura.

 

 

 

Approvando il documento condiviso sul ruolo delle Province, non si è certo compiuto un atto di fede fine e a se stesso.   Si è chiesto invece   di procedere con più decisione sulla strada delle riforme, perché, come ha messo in evidenza il collega Marco Giudice, senza un vero cambiamento anche gli enti locali rischiano di apparire al cittadino più una emanazione burocratica dello Stato, che un luogo di vera democrazia e partecipazione.

 

Insomma, diciamo no allo sterile qualunquismo, ma riformiamo e semplifichiamo davvero pubblica amministrazione, per renderla più forte, autonoma ed utile alla società. E’ dai tempi della riforma Bassanini, (primo governo Prodi) che più nulla si muove.

 

 

 

Intanto proprio ieri il Corriere raccontava che il Comune di Milano ha battuto nel 2008 il record storico di multe: 200 milioni incassati, una multa ogni 10 secondi, in media di 70 euro al colpo. E proprio di ‘colpo’ si deve parlare perchè è evidente che questo risultato deriva   dal bisogno dei Comuni di aumentare le entrate in tutte le maniere, dato che l’unico modo giusto e certo, l’ autonomia fiscale, è sempre più una chimera. (L’ANCI (l’ associazione dei comuni) minaccia "la rottura totale dei rapporti col governo”, dopo la circolare del ministero dell’Economia sul patto di stabilità, che tradisce gli accordi e impone nuovi tagli e vincoli di bilancio proprio ai Comuni, che hanno già contribuito più di ogni altro livello di governo alla riduzione del deficit.)

 

Le Province non sono certo trattate meglio dallo Stato e forse è per  questo che qualcuno è tentato dall’idea di abolirle, pensando ad un risparmio necessario. E in effetti, se fosse così facile far senza le Province, perché no?

 

Ma la realtà è un po’ diversa: a parte l’aspetto economico, che non va banalizzato (le strade provinciali non si aggiusteranno gratis e da sé, solo abolendo l’Ente cui fanno capo), c’è un problema di governo. Le tante funzioni che i singoli Comuni non possono svolgere, saranno davvero gestite meglio eliminando la Provincia e mettendo al suo posto una serie di uffici che faranno capo a Milano? E se non sarà così con chi ce la prendiamo?

 

Pianificare (con i comuni) la raccolta dei rifiuti o il servizio idrico, gestire le scuole superiori, far funzionare i centri per l’impiego, valorizzare i boschi, pianificare il territorio e difendere le sue bellezze naturali e artistiche: di cose da fare la Provincia ne ha parecchie, se vuole. Banalmente si potrebbe dire: l’importante è che il suo compito lo svolga bene.

 

Questo si deve chiedere alle Province, non di sparire, ma di collaborare di più con i Comuni e con la società. Essere aperta e autorevole nel ruolo di programmazione, decentrare, ma anche, dove serve, unificare i servizio, verso i Comuni e i cittadini.

 

            Poi, è ovvio, bisogna migliorarsi, sapendo però, come ha detto il Presidente, che i margini di recupero non sono uguali per tutti, che ci sono Province inutili, figlie di una cattiva politica, ma   ci sono Province figlie della storia.

 

Ci sono enti ben amministrati e altri no, e nulla è più ingiusto di trattare da eguali i diseguali. E ciò che è ingiusto spesso fa anche danni, come i tagli indiscriminati. Porre obbiettivi e parametri realistici di efficienza, per colpire gli sprechi senza mortificare chi fa bene il suo mestiere, sarà forse meno ‘rivoluzionario’ che tagliare (virtualmente) delle teste, ma forse è più utile.

 

 

Cordiali saluti

 

ROBERTO CAIELLI – Consigliere Provinciale del PD

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 31 Gennaio 2009
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