Detenuti e studenti insieme per riflettere sulla legalità
L'iniziativa è alla sua seconda edizione. Dopo un percorso parallelo di formazione, "ristretti" e giovani si incontreranno in istituto per confrontarsi
"Educare alla legalità" in carcere e a scuola. È questo il tema del progetto che promosso per il secondo anno dalla Direzione della Casa Circondariale di Varese. Questa iniziativa, che è inziata oggi giovedì 26 febbraio, verrà sviluppata in collaborazione con la Scuola Isis di Varese. L’obiettivoè quello di fornire un momento di riflessione e confronto tra alcune persone detenute e un gruppo di giovani che frequentano la quarta superiore.
Il progetto si articola in tre fasi: nella prima il gruppo di “ristretti” verrà accompagnato in un momento formativo nel quale avranno l’occasione di rileggere alcune tappe del loro percorso di vita con particolare attenzione alla fase della propria adolescenza. Contemporaneamente gli alunni che parteciperanno al progetto incontreranno presso la scuola alcuni operatori della Casa Circondariale (Agenti di Polizia Penitenziaria, Educatori, Assistenti Sociali e un rappresentanti dagli Assistenti volontari).
In una seconda fase si svilupperà un “gioco di domande”, ovvero da una parte le persone detenute, dall’atra gli studenti (accompagnati dai loro insegnanti) formuleranno alcuni quesiti da rivolgersi reciprocamente. Il tema di questo “gioco di domande” sarà relativo al concetto di legalità rivisitato nelle sue innumerevoli sfaccettature. Nella terza fase del percorso si realizzerà lo scambio: alunni e detenuti si incontreranno presso la Casa Circondariale e vicendevolmente si porgeranno le domande sulla legalità.
L’ultimo momento del progetto, prevede la partecipazione ad un evento aggregativo (lo scorso anno si trattò di un concerto di Davide Van Des Froos) al quale parteciperanno tutti gli attori impegnati nel progetto, ovvero, detenuti, allievi, insegnanti, operatori della Casa Circondariale.
L’Area Educativa della Casa Circondariale (anima del progetto) coordinata dalla responsabile Maria Mongiello, ritiene che esperienze di questa natura, pur non provocando un alto clamore mediatico possano veramente porsi come un importante tassello per la costruzione di una Comunità più sicura. Un percorso di carcerazione nel quale il detenuto ha modo di rivisitare il proprio reato e di raccontarsi come uomo in cammino e non come un numero in attesa di una data di scadenza. Un momento di incontro con dei giovani che possano avvicinarsi in maniera tenue e reale con ciò che rappresenta veramente il carcere, cercando di contrastare gli stereotipi troppo spesso raccontati da una televisione lontano dalla realtà. «Queste piccole operazioni che si muovono prevalentemente su un versante culturale, possono aiutarci a vivere meglio nella nostra Città».
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