“La verità, vi prego, sulle vittime della strada”
Il libro di Elena Valdini è "un reportage dal fronte". Perchè le vittime degli incidenti stradali sembrano quelle di una guerra: "È come se tutti i giorni in Europa precipitasse un aereo con centodieci-centoventi persone, di cui sedici sono itliane"
Paura e spavento. Questi sono il male degli ultimi decenni, tanto da aver condizionato le abitudini di molte persone. Sembra che si abbia paura di tutto ma non della strada. Non degli incidenti. Non della morte improvvisa e violenta da scontro.
La colpa? Può essere dell’alcol, della droga ma anche di una disattenzione, di una precedenza non rispettata. Un incidente stradale mortale, e a volte anche uno meno grave, è come la tessera di un domino che cade e fa cadere con sè tutte le tessere che le stanno vicino. È un imprevisto che rompe delle vite.
Elena Valdini ha ventotto anni. È giornalista, nel 2008 ha pubblicato "Strage continua", libro edito da Chiarelettere che Massimo Cirri e Filippo Solibelli nella prefazione definiscono "Un reportage dal fronte". "Una corrispondenza – scrivono i due conduttori di Caterpillar – dettagliata, precisa e ragionata da una zona di guerra. Guerra di bassa intensità, ma che va avanti da decenni, circondata da un silenzio di fatto".
I numeri – "È come se tutti i giorni in Europa precipitasse un aereo con centodieci-centoventi persone, di cui sedici sono italiane". Un’immagine di questo tipo è forte ma svelare le cifre è il primo passo per rendersi conto di che cosa stiamo parlando, del perchè l’Organizzazione mondiale della sanità sostiene che gli scontri stradali sono "un problema di salute pubblica" al pari delle malattie infettive e del perchè questo libro abbia un titolo così forte, "Strage continua".
"Ho scoperto – scrive l’autrice – che dal 1953 al 2005 le vittime della strada nei quindici paesi che costituivano l’Unione Europea sono state quasi tre milioni. Ho scoperto che ogni anno nel mondo per gli scontri su strada muoiono un milione di persone, quarantamila solo in Europa, mentre in Italia i dati continuano ad essere discordanti". Stimare la situazione in Italia non è semplice, spiega Elena Valdini: le cifre fornite dall’Istat non coincidono ad esempio con quelle del ministero della salute. Il rapporto Istat-Aci 2006 parla di seicentocinquanta scontri, novecentododici feriti, sedici morti al giorno. "Sedici morti al giorno sono minimo ottanta persone che ogni giorno scoprono che la vita che conoscevano è finita. Ottanta persone tradite da chi non rispetta il patto sociale, alle quali viene amputata la volontà, processato arbitrio, la scelta alla ghigliottina; e sempre stramalediranno per non aver impedito la morte con una telefonata, con un appuntamento, con una pace dopo la lite; per non aver potuto scegliere".
Perchè tanti morti? – Ci sono domande che si ripetono nella mente dei famigliari delle vittime della strada: Elena Valdini passa in rassegna gli aspetti più duri, quelli che fanno parte della cognizione del dolore provocato da una morte di questo tipo. Emblematica è la testimonianza di Roberto Merli, una papà bresciano che ha perso suo figlio in uno scontro stradale: "Quando succedono questi eventi ti continui a chiedere il perchè. Perchè si deve perdere la vita così facilmente sulle strade. Perchè sulle strade c’è gente che non rispetta le regole. Ti tormentano i perchè".
La cognizione del dolore – Gli incidenti stradali ricordano quanto sia fragile la vita umana. Sono una rottura, netta e irrimediabile, nella vita della vittima e dei suoi famigliari. Paure, crisi, veri e propri attacchi di panico sono eventi comuni che legano chi ha vissuto un dramma di questo tipo: "Noi familiari di vittime – si legge dalla testimonianza di Roberto Merli – abbiamo una doppia immagine: quella esterna e quella interna, che non conosce più nè pace nè tranquillità. Quando si dice che apprendendo della morte del proprio figlio si desidera morire è sbagliato. Perchè in realtà si muore davvero. Perchè la madre che c’era prima del figlio morto non c’è più". "Il vero calvario inizia dopo due o tre mesi dalla scomparsa perchè sino ad allora l’inconscio respinge le parole "distacco totale". Ogni persona reagisce in modo diverso. C’è chi si chiude in sè stesso e soffre in silenzio. C’è chi, peggio, intraprende la strada dell’alcol o della droga. C’è chi si aggrappa alla religione nella speranza dell’unione in un’altra vita. Molte coppie che hanno perso dei figli si separano entro uno, due anni dalla tragedia. Perchè il dolore rende egocentrico il genitore, pensa di avere più dolore del proprio partner".
La società si organizza, lo Stato no – L’Organizzazione mondiale della sanità dice che, senza misure adeguate, entro il 2020 gli incidenti saranno la terza causa globale di morte e disabilità. Ma quante "misure adeguate" sono state adottate finora? Auto e moto sono sempre più potenti, le proposte di intervenire sui limiti di velocità scatenano le polemiche così come i provvedimenti contro chi guida in stato di ebbrezza. "Come mai – si chiede l’autrice – se questo paese ha accettato in maniera così civile, encomiabile, il divieto di fumo, quello di vendere gli alcolici dopo le due di notte trova così tante resistenze?". Che cosa non funziona? Dallo Stato non arrivano risposte vere ma la società non aspetta. I famigliari delle vittime della strada hanno creato una vera e propria rete ch dà assistenza e aiuto, che si sviluppa on line e si dirama in tutti i capoluoghi di provincia italiani. Molti di loro hanno bisogno di un sostegno, di superare la rabbia e il dolore. "Non chiediamo vendetta, chiediamo giustizia" recita uno dei più famosi dei loro slogan. Fanno proposte, scrivono lettere, raccolgono appelli: la società si organizza e lo Stato? Lo spiega l’autrice citando De André, "Si costerna, s’indigna, s’impegna poi getta la spugna con gran dignità".
Strage Continua
La verità, vi prego, sulle vittime della strada
di Elena Valdini
edito da Chiarelettere
Pg. 200, euro 12
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