“Mafia, politica e affari, 15 anni di storia che abbiamo preferito dimenticare”

Tutta esaurita la sala del Teatro di Varese per lo spettacolo del giornalista Marco Travaglio. Oltre 3 ore e mezza di un'Italia che non tutti conoscono

Mafia, corruzione, affarismo, politica e comunicazione; storie della nostra storia degli ultimi 15 anni con un unico filo conduttore: il “berlusconismo”.  Un’analisi spietata e pungente come solo Marco Travaglio sa fare del fenomeno che ha cambiato il nostro paese. Questo è “Promemoria” lo spettacolo del celebre giornalista andato in scena ieri sera, 20 marzo, al Teatro di Varese davanti ad una sala completamente esaurita. Una scientifica ricostruzione dei fatti che hanno portato all’evoluzione della nostra società da quello che era a quello che è ora.

Accompagnato in sala dall’originale colonna sonora di Valentino Corvino e Fabrizio Puglisi, Travaglio ha scandagliato per 3 ore e mezza l’ascesa e l’evoluzione imprenditoriale e politica del Cavaliere intersecandola con gli avvenimenti chiave della storia degli ultimi 15 anni: tangentopoli, le stragi di mafia, le collusioni delle  istituzioni statali con Cosa Nostra, l’ascesa di Forza Italia come punto di svolta della politica italiana, la crisi del centro sinistra, i governi del centro destra.

La scenografia è minimale: 3 sedie e le postazioni dei due musicisti, e poi Travaglio, che ad ogni quadro dello spettacolo, sono 6, cambia posizione. Si incomincia dal 1992, la storia di un’Italia sommersa dalle tangenti e di politici corrotti che grazie a queste hanno costruito la propria carriera politica. In parallelo il desolante quadro della nostra amministrazione, delle nostre opere pubbliche, della nostra malasanità e dei nostri conti dissanguati da una classe dirigente corrotta fino al midollo. Infine l’evento epocale che ha messo un freno a tutto ciò: Mani pulite, il pool di magistrati che ha inquisito e condannato la crème della classe politica e imprenditoriale che in pochi anni aveva condotto il paese sull’orlo del baratro.


Negli stessi anni qualcos’altro si muoveva un più a sud dell’Italia, era Cosa Nostra, erano i morti per le strade, la lotta dello stato contro la criminalità mafiosa siciliana. È il secondo quadro dello spettacolo, la storia di un’organizzazione mafiosa che fa inginocchiare ai suoi piedi le istituzioni dello stato. Una storia fatta di trattative segrete, autostrade che saltano in aria e connivenze politiche. «in quegli anni lo stato ha trattato con Provenzano – dice l”attore” – Borsellino è morto perché era l’uomo che rappresentava l’ultimo ostacolo che si opponeva  alla trattativa».


Da questi due filoni Travaglio si ricollega nel terzo quadro alla storia personale di Silvio Berlusconi legata fin dagli anni dell’università a Marcello Dell’Utri. Imprenditoria, affari e politica; ma anche storie misteriose. Personaggi mafiosi di spicco legati alla figura di Dell’Utri accompagnano le loro carriere. Vittorio Mangano , boss mafioso che vive per anni alla villa di Arcore assieme a Berlusconi,
ne è il perno centrale. E poi compleanni e matrimoni di boss siciliani ai quali Dell’Utri viene scoperto a partecipare. A questo si lega il rapporto del Cavaliere all’emblema di Tangentopoli, il presidente Bettino Craxi. Un’amicizia che lega i due uomini e che fa da sfondo alla nascita dell’impero mediatico di Berlusconi e al sistema delle tangenti milanesi.


Da qui Travaglio è un fiume di parole, l’incapacità del centro sinistra, la finta opposizione di D’Alema, Fassino, Rutelli, Veltroni e gran parte dei dirigenti del Pd, la scarsa memoria degli italiani e una società, la nostra, cambiata fino al midollo. «nel ’94 abbiamo votato un Berlusconi che diceva di stare con Di Pietro e con Falcone e Borsellino e adesso è stato rieletto dicendo che Di Pietro è il diavolo e il boss Vittorio Mangano un eroe: cos’è successo in questi 15 anni? Semplice: tutto questo lo abbiamo dimenticato…»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Marzo 2009
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