Pompieri volontari snobbati nei soccorsi in Abruzzo
La protesta dell'associazione nazionale dei vigili volontari: "Rispondiamo alle chiamate del 115 tutto l'anno, ora ci dicono che non siamo idonei a prestare soccorso". I volontari partono solo da Valle d'Aosta e Trentino
Per il terremoto d’Abruzzo si sono mobilitati proprio tutti: dalla penisola si sono mossi i gruppi più o meno grossi di protezione civile. Unità prevalentemente addestrate nella logistica. E i vigili del fuoco volontari italiani, in seno al corpo nazionale vigili del fuoco, in prima linea tutti i giorni dell’anno nell’espletamento del soccorso tecnico urgente? Sono rimasti relegati nelle proprie caserme in attesa d’un allarme che non è mai arrivato.
A denunciare il fatto al capo dipartimento della Protezione Civile Guido Bertolaso,è Paolo De Paoli, presidente onorario dell’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari: «i nostri vigili, con tutte le professionalità tecniche dai periti agli ingegneri, avevano offerto piena disponibilità. Ma le organizzazioni sindacali delle regioni Piemonte e Lombardia hanno privilegiato l’invio di personale permanente con turni di 24 ore, senza la possibilità di una sostituzione. Una discriminazione inconcepibile, dato lo stato di grave emergenza, che umilia e penalizza il corpo nazionale dei vigili del fuoco». Soprattutto in considerazione del fatto che i vigili del fuoco volontari non sono solo dei rincalzi al personale stipendiato, ma costituiscono l’interezza del personale di diversi distaccamenti operativi.
Già dai primi minuti dopo la fatidica scossa che ha comportato la semidistruzione delle case, della prefettura, della Casa dello Studente e di tutte quelle frazioni di L’Aquila, si erano immediatamente allertati tutti i distaccamenti volontari di Piemonte e Lombardia con oltre 1500 vigili volontari disponibili a partire subito per le zone terremotate. Vani gli appelli e la disponibilità dei vigili volontari: la selezione del personale da inviare sui luoghi dell’emergenza è stata delegata alle organizzazioni sindacali che hanno messo i vigili permanenti nella condizione di fare turni massacranti. Eppure, sottolinea De Paoli, nel Piemonte e in Lombardia sono presenti centinaia di distaccamenti volontari, molto attrezzati e comandati da tecnici, ingegneri, geometri e periti che avrebbero potuto essere impiegati nelle zone terremotate.
«Desidero fare presente che né il sottosegretario con delega al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco Francesco Nitto Palma né il nuovo capo dipartimento del Corpo Tronca hanno provveduto a dirimere tale questione. Colgo l’appello del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, visitando le zone terremotate, ha invitato tutti a fare un esame di coscienza. Ricordo comunque che le colonne mobili di Trentino e Valle d’Aosta, accompagnate dai rispettivi presidenti regionali, erano formate da volontari». Il paradosso è proprio questo: i pompieri volontari delle regioni autonome si sono mossi dietro richiesta del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile e hanno poi operato al fianco dei vigili del fuoco professionisti del corpo nazionale. I vigili del fuoco volontari in seno a quest’ultimo corpo -posto alle dipendenze del Viminale- che rispondono alle richieste del 115 giorno e notte 365 giorni all’anno, non sono stati ritenuti “idonei” ad operare sul terremoto!
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