Il rapitore si difende: “Signor giudice, non sono un mostro”
Dichiarazione spontanea di Massimo Ciriello, accusato di aver sequestrato il broker Riccardo Cornacchia. Il processo prosegue tra i misteri
Non si sente colpevole, eppure è accusato di un rapimento da gangster. Tornano i misteri del sequestro del broker Riccardo Cornacchia, che oggi in aula ha visto svolgersi l’ultima udienza prima delle conclusioni. L’uomo era stato sequestrato da 4 uomini nell’aprile 2008 a seguito di una vicenda legata ad affari finanziari off shore a san Marino. Questa mattina, davanti al collegio presieduto da Ottavio Muscato, l’udienza si è chiusa con una dichiarazione spontanea dell’imputato Massimo Ciriello: “Non sono un mostro, e credo di non aver fatto niente di male”.
Prima, è stato ascoltato Carlo Santamaria, il socio storico della vittima. E’ stato un dialogo serrato e con risposte a tratti pittoresche, come nel carattere di Santamaria, navigato agente di cambio di grande eloquio. I difensori di Riccardo Giorgi e Massimo Ciriello hanno rivolto diverse domande a Sanmtamaria e in aprticolare sulle trascrizione delle intercettazioni telefoniche, suggerendo la tesi che il socio di Cornacchia, in qualche modo, si aspettasse che qualcuno sarebbe venuto a chiedere conto di una somma che aveva gestito la Simis di cui è socio Cornacchia. La difesa cerca di far intendere che la vittima e il socio fossero a conoscenza di qualche pasticcio accaduto nella gestione delle somme riconducibile a tale Steve Russel.
Secondo la parte civile, invece, si tratta invece di calunnie belle e buone, e anche in aula avevano reagito con forza alle tesi dell’imputato Ciriello, che in una delle scorse udienza aveva sostenuto la teso del chiarimenti piuttosto che del sequestro, sostenendo addirittura che le manette mostrate al rapito fossero un giocattolo comprato al sexy shop. Cornacchia è uscito molto arrabbiato da quella udienza, in quanto ritiene di essere stato rapito per sbaglio, da parte di persone che reclamano una somma su cui lui non aveva mai avuta alcuna disponibilità. Una esperienza che lo ha segnato, a suo dire, sia dal punto di vista personale, che in quello professionale danneggiando fortemente la sua immagine.
Prima, è stato ascoltato Carlo Santamaria, il socio storico della vittima. E’ stato un dialogo serrato e con risposte a tratti pittoresche, come nel carattere di Santamaria, navigato agente di cambio di grande eloquio. I difensori di Riccardo Giorgi e Massimo Ciriello hanno rivolto diverse domande a Sanmtamaria e in aprticolare sulle trascrizione delle intercettazioni telefoniche, suggerendo la tesi che il socio di Cornacchia, in qualche modo, si aspettasse che qualcuno sarebbe venuto a chiedere conto di una somma che aveva gestito la Simis di cui è socio Cornacchia. La difesa cerca di far intendere che la vittima e il socio fossero a conoscenza di qualche pasticcio accaduto nella gestione delle somme riconducibile a tale Steve Russel.
Secondo la parte civile, invece, si tratta invece di calunnie belle e buone, e anche in aula avevano reagito con forza alle tesi dell’imputato Ciriello, che in una delle scorse udienza aveva sostenuto la teso del chiarimenti piuttosto che del sequestro, sostenendo addirittura che le manette mostrate al rapito fossero un giocattolo comprato al sexy shop. Cornacchia è uscito molto arrabbiato da quella udienza, in quanto ritiene di essere stato rapito per sbaglio, da parte di persone che reclamano una somma su cui lui non aveva mai avuta alcuna disponibilità. Una esperienza che lo ha segnato, a suo dire, sia dal punto di vista personale, che in quello professionale danneggiando fortemente la sua immagine.
Ancora una volta, si è parlato dell’inglese Steve Russell, l’uomo da cui sarebbero partite le cosiddette richieste di chiarimento, ma il mistero sul milionario inglese rimane. Cornacchia e santamaria ribadiscono di non conoscerlo. Nella prossima udienza l’accusa, il sostituto procuratore Sara Pozzetti, tirerà le conclusioni e farà le richieste di pena.
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