Salva un bambino e avrai salvato l’umanità
La nuova pediatria dell’ospedale di Mutoyi è stata finanziata dalla Banca di Credito Cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate e costruita grazie all’aiuto della gente del Varesotto e dell'Alto Milanese

A volte però succedono cose o si incontrano persone che hanno il potere di azzerare le distanze, avvicinando come d’incanto paesi, culture, volti. Ed ecco che allora il Burundi diventa vicinissimo, quasi dietro l’angolo, una presenza pesante capace ronzare e pungere quasi come le zanzare che nella notte umida di Bujumbura non ti lasciano dormire.
Ed ecco che il racconto di un viaggio diventa la storia meravigliosa di un popolo che sta provando a risollevarsi, di bambini che nonostante tutto proprio non riescono a smettere di sorridere, di uomini e donne che spinti da motivazioni personalissime e diverse hanno scelto di mettere la propria vita a disposizione degli altri. Laggiù, in un paesino talmente piccolo che si fa fatica a trovarlo sulla cartina, dove le foreste profumano di eucalipto e i banani regalano frutti dolcissimi, dove il Nilo nasce e inizia il suo viaggio pieno di fascino e di storia, dove l’orgoglio della gente e le urla dei giochi dei bambini significano voglia di futuro.
LA PEDIATRIA

C’è bisogno di andarle a vedere certe cose, per rendersi conto di cosa significhino veramente. Varcare il cancello dell’ospedale di Mutoyi significa attraversare un confine ideale e sottilissimo tra il morire e il sopravvivere, tra l’arrendersi e il farcela. Una pediatria da settanta posti letto, una maternità che ogni anno fa nascere tremila bambini, un dispensario dove ogni giorno vengono a farsi curare più di mille persone: sono numeri freddi, che letti sullo schermo di un pc vogliono dire poco o nulla. Numeri che si trasformano in pugni sul volto, di quelli che fanno male e si ricordano per tutta la vita, quando diventano una realtà spiattellata davanti e toccata con mano. Gli occhi di un bambino che ti fissa mentre sta morendo sono qualcosa che ti entra dentro e non se ne va più, che ti lascia intontito e silenzioso per un paio di giorni a fare i conti con la tua coscienza. Ma gli occhi di un bambino che sta guarendo riescono ad avere un potere ancora più grande, perché sorridono e raccontano tutta la loro voglia di futuro, e ti fanno credere che il mondo sia un posto meraviglioso, nonostante tutto. La pediatria di Mutoyi è piena di occhi come questi, dove andare a fare il pieno di ottimismo: e quella targa all’ingresso messa lì a ricordare che a costruire tutto è stata la Bcc insieme alla gente di queste zone, ci permette di essere infinitamente orgogliosi.
CHE FARE?
Sembra un paradosso. Andare a cercare motivi per essere ottimisti in un paese come il Burundi dove la povertà è totale, i bambini sono vestiti di stracci e ogni giorno si muore di fame o di malaria. Scovare dietro lo sguardo di un bambino o al sorriso sdentato di un vecchio la forza per andare avanti in un modo diverso. L’Africa è vicinissima, è qui dietro l’angolo, e a Mutoyi la gente ha la possibilità di immaginarsi il futuro lasciandosi dietro anni di guerra civile e massacri talmente disumani che la nostra mente si rifiuta di accettare. Una possibilità vera, una speranza diversa rispetto a quella di chi è costretto ad affrontare viaggi disumani e mortali attraverso il deserto per salire su un gommone malconcio e tentare una traversata. Per essere poi rispediti indietro senza troppi complimenti da governi incapaci di accogliere, buoni invece a lavarsi mani e coscienze con dei rimpatri che puzzano di omicidio.
Questa possibilità c’è, esiste ed è concreta grazie a uomini e donne che hanno scelto di condividere la propria vita mettendosi a disposizione degli altri: chi mollando tutto per partire e andare in Burundi, chi chiudendo in un cassetto la sua laurea per andare a fare tutt’altro in un paese misterioso e affascinante. Chi restando in Italia e prestando da qui la sua opera, preziosissima, di militante silenzioso. C’è un’associazione che ha sede vicino a Rozzano e si chiama Vispe (www.vispe.it), fatta di persone specialissime nella loro disarmante semplicità e senza il Vispe, senza l’opera di quanti restano in Italia, la pediatria di Mutoyi chiuderebbe domani mattina. Il Vispe lavora, opera in Burundi ma anche in Nepal e in Brasile, entrando in punta di piedi nei cuori della gente e insegnando loro a camminare sulle proprie gambe, senza imporre nulla. Il Vispe porta avanti con coraggio i suoi progetti, dall’ospedale di Mutoyi fino alle casupole di Arame in Brasile passando per le baracche di Pokhara in Nepal, e ha bisogno dell’aiuto di tutti quanti. Veniteci a trovare: qui, la porta è sempre aperta.
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