«In 100mila per la democrazia nei luoghi di lavoro»

Intervista con Maurizio Canepari, segretario varesino della Fiom, al ritorno dalla manifestazione di Milano

«Malgrado tutta l’acqua che è venuta giù dal cielo, piazza Duomo era piena: dal palco, hanno urlato che in eravamo in 100mila» C’è ancora l’eco dell’adrenalina della mattina in Maurizio Canepari, segretario varesino della Fiom, nel commentare la manifestazione del 9 ottobre a cui ha partecipato.
La manifestazione a cui anche la Fiom varesina ha aderito in massa (erano in 400, otto pullman pieni) ha visto partecipare a Milano praticamente tutte le regioni del nord italia: dal Piemonte alla Liguria, dal Friuli al Trentino, dal Veneto alla Lombardia, la regione ospite. Tra gli interventi quello di Gianni Rinaldini, presidente nazionale della Fiom: «Chiederemo alle istituzioni e al parlamento di chiarire l’aspetto della democrazia nei luoghi di lavoro». Ma anche le testimonianza dei rappresentanti delle aziende in crisi, come la Dalmine o la Tenaris.

«Eravamo tutti lì a chiedere democrazia – commenta Canepari – La possibilità di votare e di esprimersi sull’accordo. E poi la possibilità di governare i licenziamenti: bisogna intervenire per il blocco». Naturalmente, la questione sottintesa è però interna ai sindacati: «Fim e Uilm si apprestano a siglare un accordo con Federmeccanica "in solitaria". Ma siglare un contratto separato significa istituire delle norme a lungo termine per i lavoratori senza che siano state condivise» precisa infatti il segretario varesino della Fiom.

Il precedente contratto, firmato unitariamente nel 2008, prevedeva inoltre due scadenze distinte: «Una il 31 dicembre 2009 sulla parte salariale e l’altra per la fine del 2011 sulla parte contrattuale. Riteniamo così che nella piattaforma di accordo di Fim e Uilm ci sia anche una componente illegittima, quando disdettano anche la parte normativa, che dovrebbe avere scadenza nel 2011» Uno scontro frontale, che ha portato allo sciopero odierno organizzato in 5 città italiane (Milano, Roma, Firenze, Napoli e Palermo), per una situazione nazionale che sembra al momento difficile da ricomporre.

Mentre Varese continua a essere modello di unità: «E’ vero, nelle situazioni varesine difficilmente abbiamo posizioni diverse: ma sono gli stessi lavoratori a dettarci questa linea. Più si è vicini al problema, più è semplice essere concreti e unitari»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Ottobre 2009
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