“La faccia del killer? Non si vede”
La parola alla difesa di Piccolomo, che rimane a un dato di fatto: nessuno ha visto l'indagato entrare nella villetta dell'orrore

Un giusto processo, si fa nel contradditorio tra le parti, e quando il caso delle mani mozzate arriverà in aula probabilmente ci sarà battaglia. Almeno, questo, è quanto che si percepisce ascoltando le deduzioni del legale di Giuseppe Piccolomo, che tra l’altro contesta l’opportunità di diffondere quei fotogrammi che in qualche modo possono condizionare l’opinione pubblica prima che si arrivi in aula.
L’avvocato “smonta” gli indizi emersi in queste ore, a disposizione dell’accusa, che li ha utilizzati al tribunale del Riesame e che hanno portato alla conferma della custodia cautelare per Piccolomo. Finora 4 giudici, il gip e i 3 del Riesame, hanno riscontrato la presenza di indizi di colpevolezza, che tuttavia dovranno trasformarsi in prove nel dibattimento (se si andrà in corte d’assise). E proprio in questa chiave, bisogna rilevare che la partita non è chiusa.
Simona Bettiati è netta: «Io rimango alle osservazioni fatte al tribunale del riesame – spiega – mi piacerebbe sapere sulla base di quali motivazioni il riesame ha confermato la misura cautelare, ripeto, la lettura che dò io di quei fotogrammi, è la stessa che ho dato ai giudici, bisogna ancora valutare con molta attenzione se quella persona è Piccolomo». Il legale spiega che si aspettava la decisione del tribunale del riesame, ma che non si tratta di una sentenza: la prova regina, quella, non c’è. «Gli indizi ci sono, ma sono sufficienti per condannare un uomo all’ergastolo? Nelle immagini non si vede la faccia, dicono che è lui e se ne sono convinti mi fa piacere, ma i processi si fanno proprio per accertare come stiano effettivamente le cose e in questo caso deve essere ancora celebrato».
E i graffi in faccia? Le spiegazioni date dall’indagato, finora, sono state oggettivamente contraddittorie. «E’ vero, le giustificazioni sono state contrastanti, ma io rilevo un altro fatto importante, vi sono tanti elementi raccolti contro il mio cliente, ma nessuno è decisivo».
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