Le scuole superiori diventano a “numero chiuso”

Una direttiva del Dirigente regionale della scuola impone agli istituti superiori di dichiarare subito la propria capienza massima. Pareri favorevoli tra i presidi, con qualche distinguo

La Riforma Gelmini è ancora ferma nei meandri delle commissioni parlamentari, ma per le scuole i tempi ormai sono maturi per avviare la propria campagna "marketing".
Le iscrizioni al primo ciclo si chiuderanno il 27 febbraio. Il giorno prima, il 26, si apriranno quelle per gli istituti superiori che si chiuderanno il 26 marzo. In un mese, famiglie e ragazzi avranno tempo di decidere cosa fare del proprio futuro e depositare la richiesta di iscrizione alla scuola prescelta.
Da quest’anno, infatti, la domanda di iscrizione avrà il valore di una richiesta a cui l’istituto potrà anche dire di no. In effetti, già negli anni scorsi, davanti alla crescita smisurata di alcuni istituti, la Provincia aveva esortato i presidi ad accettare le iscrizioni secondo la propria disponibilità di aule, evitando situazioni al limite della sostenibilità.

Ora, quell’esortazione è diventata un ordine imperativo, partito dal Direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale Giuseppe Colosio. In base alla direttiva, entro il 26 marzo, tutte le scuole dovranno fornire i dati sulla propria capacità massima, dando dettagli su numero e dimensioni dei locali a disposizione, presenza e tipologia dei laboratori, delle palestre e delle strutture di supporto alla didattica, nonché ogni altro elemento ritenuto utile a garantire la funzionalità e la qualità del servizio scolastico.
Le scuole dovranno decidere anche i criteri di priorità per l’accoglimento delle iscrizioni nel caso di domande in eccesso. Tra i criteri, però, Colosio chiede che non venga considerato quello temporale ( "chi prima arriva, meglio alloggia"). Deroghe in aumento o in diminuzione rispetto al limite del 30% potranno essere autorizzate dall’Ufficio scolastico, dietro presentazione di un’adeguata documentazione.

L'Itc TosiTra i presidi, la richiesta del dottor Colosio suscita pareri abbastanza favorevoli, pur nel limite che quasi tutte le aule lombarde sono fuori legge in base agli standar previsti dal Ministero per quanto riguarda, capienza, audio e luce: «È un’imcompatibilità che si è creata con l’avvicendarsi delle leggi – spiega la preside dell’Itpa Casula Renata Ballerio – In questi anni, comunque, l’ente proprietario degli stabili (la Provincia) si è fatto garante dell’adeguatezza dei singoli spazi per il numero degli alunni che ci si chiede di avere. Per quanto ci riguarda, questa direttiova non comporterà grossi problemi, visto che abbiamo ancora sufficienti spazi da utilizzare».

Ottimista sul futuro è il preside dell’Itc Tosi di Busto Benedetto Di Rienzo: «Se ci attenessimo alla norme attuali non dovremmo accettare alcuna iscrizione per le future prime classi. Nelle disponibilità degli istituti, però, non c’è solo lo spazio ma anche il tempo. Noi da anni abbiniamo questi due requisiti. Con la Riforma, si avrà, comunque, una naturale ridistribusione sul territorio degli studenti. Staremo a vedere».

«Il dottor Colosio si è limitato a mettere nero su bianco le direttive che già esistevano – commenta il dirigente dell’Isis di Bisuschio Maurizio Tallone – È chiaro che toccherà a noi dirigenti metterci buon senso e agevolare la creazioni di prime classi, mettendo a disposizione gli spazi più ampi. Il nostro istituto, nonostante sia affollato, è sotto controllo perchè le variabili sono tante e non riguardano solo le aule. Non credo che assisteremo a una rivoluzione…»

La maggiore chiarezza, ottenuta a "bocce ferme", potrebbe avere anche una ricaduta positiva tra studenti e genitori che si renderanno conto subito se il proprio figlio potrà accedere o meno ad un istituto, senza il pericolo che arrivi una telefonata negativa mesi dopo, con tutto il carico di conseguenze.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Gennaio 2010
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