Orientamento, la parola d’ordine per uscire dalla crisi
La Scuola Europea di Alta Formazione in Orientamento propone la sua ricetta: abbattere l'abbandono universitario e favorire il re-inserimento lavorativo. Come? Grazie all'orientatore e al coach
Se dopo il crollo dei mercati finanziari il problema principale è stato l’aumento della disoccupazione l’unico modo per evitare che chi ha perso il posto di lavoro resti troppo tempo inoccupato è l’orientamento: un settore che in Europa è già molto diffuso da anni mentre in Italia è stato fino ad oggi sottovalutato. L’orientamento invece potrebbe dare una svolta positiva ad un momento di grave difficoltà per tutti i livelli del mondo del lavoro. Così il Centro studi orientamento per la scuola ed il lavoro di Castellanza (Cesil) si ripropone, grazie alla Scuola Europea di Alta Formazione in Orientamento, come una incredibile risorsa per uffici pubblici, aziende private e università.
A spiegare come è Antonio Colombo, presidente del Cesil che, incontrando la stampa, annuncia anche la nascita di un nuovo corso post-laurea di coaching tenuto da Lorenzo Paoli: «Stiamo cercando di farci strada da anni tra i corridoi del ministero dell’università per far capire quanto questo Paese abbia bisogno di figure che sappiano orientare – spiega Colombo – siamo lo Stato con il tempo più lungo di attesa tra un lavoro perso e uno trovato e questo è un grave handicap. Stesso discorso nell’ambito universitario dove il 70% degli iscritti non arriva alla laurea. Il problema di fondo è sempre lo stesso: l’orientamento e la ricollocazione nel mondo dell’università come del lavoro. Finalmente al ministero sembra abbiano capito e ci hanno riconosciuto il valore legale dei nostri attestati. L’ultimo riconoscimento è quello ricevuto dal nostro corso per formare coach, figure professionali che affiancano chiunque si ponga di raggiungere un obiettivo, dal manager d’impresa al giovane universitario, senza disperdere risorse».
Colombo snocciola i dati della scuola: «Dal 2002 ad oggi abbiamo formato 400 persone e tutte oggi lavorano – spiega – anche se in Italia la figura dell’orientatore o quella del coach non sono molto diffuse è palese quanto ce ne sia bisogno». All’incontro con la stampa era presente anche Teresa Maggiore, docente della scuola e amministratore delegato di Assist, impresa che opera nell’ambito dell’orientamento lavorativo: «La scuola di Castellanza ha il grande merito di formare figure di cui c’è assolutamente bisogno in questo Paese – sostiene la pioniera del settore in Italia – i centri per l’impiego cominciano a capire che formare i propri dipendenti all’orientamento è fondamentale per rioccupare le persone in cerca di lavoro e sempre più aziende private fanno riferimento a figure di questo tipo per garantire ai lavoratori licenziati di rientrare nel mondo del lavoro. Questo problema si sta verificando, in questo periodo, per quanto riguarda le figure dirigenziali che hanno perso il lavoro». Il mondo dell’orientamento in Italia richiede continuamente nuove figure e Colombo rende noti altri dati: la scuola richiede almeno 5000 orientatori, i centri per l’impiego altri 3 mila, gli sportelli Informagiovani hanno bisogno di altre 2.500 persone. Insomma la figura dell’orientatore, oltre ad essere fondamentale per la ri-occupazione, è essa stessa un fattore di crescita dell’occupazione.
A Castellanza si tengono diversi corsi all’anno e i frequentatori arrivano da tutta Italia. L’esempio calzante è quello di Marco, 45 anni e impiegato al Centro per l’impiego di Pomezia: «Sono qui perchè questa scuola è considerata tra le migliori a livello nazionale – racconta – purtroppo ho dovuto pagarmi da solo questo corso e il costo, per chi viene da lontano, è alto ma lo ritengo fondamentale per migliorare le capacità nel mio lavoro». La storia di Marco è emblematica ma sono molti gli enti che, una volta capita la potenzialità di questo tipo di formazione, pagano i corsi ai propri dipendenti per migliorarne le performance.Il prossimo 22 maggio il Cesil ospiterà un convegno internazionale dedicato al tema "Etica e competenza per lo sviluppo responsabile".
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