Pubblicare video televisivi su YouTube sarà reato
Il decreto Romani inviterà il Garante per le Comunicazioni a controllare gli utenti Internet, prevedendo sanzioni per chi pubblicherà spezzoni televisivi. Solo tre giorni fa è nato un portale video di Mediaset
Proprio tre giorni fa il lancio del portale video di Mediaset, Video Mediaset, lasciava pensare ad un’apertura della televisione al mondo di Internet. L’apertura ci sarà anche, ma a condizioni molto precise: proprio oggi è emerso dal testo del decreto Romani (altrimenti noto come decreto anti-Sky) una clausola che punirà la pubblicazione di programmi televisivi su YouTube.
Il Garante per le Comunicazioni, infatti, ha ora l’impegno di monitorare i vari social network che ospitano video, punendo chi pubblicherà spezzoni di una partita o di un film protetti da diritti televisivi.
La clausola, che mette sullo stesso piano sia la tv classica sia quella per il web, è stata ravvisata dal senatore Vincenzo Vita (PD) e dal deputato Giulietti (portavoce di Articolo 21).
Il tema della pubblicazioni di programmi tv su YouTube è davvero controverso, anche economicamente. Ne è un esempio il caso "X-Factor": all’inizio dell’ultima stagione la Rai aveva chiesto la rimozione delle esibizioni dei cantanti da YouTube. In poche ore era partita una campagna di boicotaggio dei blogger, che non hanno parlato di X-Factor intenzionalmente. Dopo tre settimane, visti anche i bassi ascolti, il conduttore Francesco Facchinetti ha annunciato in prima serata la "liberalizzazione" dei video su YouTube. Forse per coincidenza, le ultime puntata di X-Factor videro un recupero degli ascolti.
Attualmente il decreto è arrivato in Parlamento per il parere, per altro non vincolante, dei senatori, ed è atteso a breve anche il passaggio alla Camera. A dicembre era emerso agli onori delle cronache per il suo aspetto più evidente: se passerà toglierà ampie quote pubblicitarie ai canali a pagamento di Sky, in favore di operatori privati della tv gratuita (compresa Mediaset). Tra gli effetti indiretti ci sarà anche la cancellazione delle norme a sostegno del cinema indipendente italiano e delle fiction, introdotte nel 1998 e nel 2007. Nel mirino dell’opposizione è finita anche la norma che richiederebbe un’autorizzazione ministeriale per il live-streaming dei siti Internet. Secondo il ministero, si tratta soltanto di una comunicazione di inizio attività per i siti con prevalenza di trasmissione di immagini in movimento.
Il decreto, formalmente, era nato per recepire la normativa europea che regola il product placement (inserimento di marchi commerciali in alcune riprese in cambio di fondi per finanziare prodotti televisivi e cinematografici).
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