Tiziano al Pirelli
Artbox con ritratto di Giulio Romano fino al 21 marzo
Il "Ritratto di Giulio Romano" di Tiziano Vecellio, un olio su tela di proprietà della Regione Lombardia e della Provincia di Mantova (in deposito presso il Museo Civico di Palazzo Te di Mantova) è esposto da oggi, e lo sarà fino a domenica 21 marzo, nell’Artbox del Palazzo Pirelli, allestito nel contesto dell’evento "La Regione dà luce all’arte".
Il capolavoro di Tiziano, "svelato" oggi dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha preso il posto del "San Benedetto" di Antonello da Messina in questo spazio esclusivo, che mette il visitatore a tu per tu con l’opera d’arte.
Formigoni si è detto "molto contento e orgoglioso di poter ospitare questo capolavoro di Tiziano al Palazzo Pirelli, in modo che sia a disposizione di chiunque lo voglia ammirare".
"Le iniziative svolte in questo senso negli ultimi mesi – ha aggiunto Formigoni – hanno suscitato uno straordinario interesse da parte dei cittadini che infatti sono venuti numerosissimi a visitare la mostra e l’Artbox, che abbiamo aperto il 3 dicembre scorso". Il presidente ha parlato di "un omaggio alla bellezza, che è aspirazione di ogni uomo, e all’arte".
L’Artbox ha già ospitato "Il Ritratto della contessa Teresa Zumali Marsili con il figlio Giuseppe" di Francesco Hayez dal 3 dicembre al 10 gennaio e accoglierà il "Ritratto di Carlo Carvaglio" di Mario Sironi dal 25 marzo al 25 aprile.
Avviata lo scorso 3 dicembre, l’iniziativa "La Regione dà luce all’arte" comprende, oltre all’Artbox, una mostra con 22 capolavori dell’arte rinascimentale e barocca provenienti dal patrimonio degli ospedali lombardi (Giovanni Cariani, Moretto da Brescia, Romanino, Giovanni Battista Moroni, Camillo Procaccini, Fra’ Galgario tra gli altri), aperta gratuitamente fino al 28 febbraio.
"Con questa iniziativa – ha proseguito Formigoni – abbiamo voluto mettere a disposizione di tutti un patrimonio di bellezza e di arte di altissima qualità, recuperando i capolavori, spesso poco conosciuti, degli ospedali lombardi. I cittadini hanno dimostrato di condividere e apprezzare il nostro lavoro
indirizzato a recuperare e rendere fruibile questa ricchezza, anche in forme nuove".
IL RITRATTO DI GIULIO ROMANO DI TIZIANO VECELLIO – Il capolavoro, pervenuto ai Gonzaga dopo la morte del figlio di Giulio Romano (1562), appare nelle liste predisposte dal
mercante tedesco Daniel Nijs per Carlo I d’Inghilterra tra 1626 e 1627. Nella redazione dell’inventario delle collezioni di Carlo I, esistente presso il Victoria and Albert Museum, risulta già correttamente riferito a Tiziano, il cui nome nei successivi passaggi di proprietà non sarà più messo in dubbio.
La tela subì numerose peripezie nel corso degli anni. Verso la fine del Settecento viene segnalato a Rossie Priory in Irlanda tra i beni artistici di George, settimo Lord Kinnaird, e lì vi
rimase fino all’asta degli stessi, che immetteva il dipinto in un circuito mercantile che attingeva alle raccolte della famiglia filippina Marcos, la cui catastrofe politica consentiva l’intervento congiunto della Provincia di Mantova, della Regione Lombardia e della Fondazione Cariplo che riconsegnava il
capolavoro all’Italia.
Una volta accertata come veritiera l’identità dell’effigiato e la paternità tizianesca del dipinto, rimase aperto il dibattito intorno alle circostanze, non solo cronologiche, dell’esecuzione del quadro, generalmente datato intorno al 1536. Si giunse a questa conclusione sia per argomenti di ragione stilistica – le consonanze con capisaldi della ritrattistica tizianesca del quinquennio 1536-1540, dal Ritratto di Francesco Maria I della Rovere alla Allocuzione di Alfonso d’Avalos del Prado – sia di
ordine esterno collegate alla decisione di Federico Gonzaga d’allestire
"in castello", nei nuovi appartamenti ducali, un "camerino" ove fossero esposte le effigi pittoriche di undici imperatori romani. L’impresa aveva avuto inizio proprio nel 1536; in questo caso, se Giulio Romano ne assumeva la responsabilità architettonica e decorativa, già il 10 luglio di quello stesso
anno Tiziano si era impegnato ad eseguire "li retratti delli Imperatori", che collocherà nel "camerino" nel 1540 – anno in cui il cadorino è effettivamente documentato a Mantova.
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