Alfieri: “Sto con i giovani che sognano lavoro e famiglia”
Il programma del candidato del Pd che punta a migliorare i servizi per le giovani coppie dando più fondi ai comuni per asili e assistenza
Alessandro Alfieri, 38 anni, candidato del Pd, è alla prima campagna elettorale regionale. Era già stato, nel 2002, il candidato del centrosinistra al comune di Varese, consigliere comunale, ha lasciato la carriera diplomatica per dedicarsi a tempo pieno alla politica ed è vicesegretario regionale del partito.
Come è andata la campagna, sei riuscito a parlare di problemi della gente o si parla ancora di liste e avvocati?
«Io ho parlato solo di quello, delle cose che preoccupano la gente, ho battuto la provincia palmo a palmo, affrontando temi concreti».
Qual è il tema più sentito?
«Il lavoro. Molti hanno un familiare in cassa integrazione, e sono preoccupati per i figli che non troveranno occupazione, dopo tanti sacrifici fatti per dare loro un diploma o una laurea».
La Regione ha reagito adeguatamente?
«Formigoni è stato condizionato da Berlusconi, tende a saltare i corpi intermedi per cercare un contatto diretto con l’elettore-consumatore: ha messo in campo misure frammentate, come la social card, ma ha sottratto risorse ai prèsidi veri, ai comuni, che sono i più idonei a capire i problemi. Faccio un esempio: conosce meglio i problemi di Varese Formigoni dal suo ufficio di Milano, o il sindaco Fontana? Credo il secondo».
Qual è il vostro giudizio sul federalismo? Voi l’avete votato.
«Il federalismo adesso non c’è proprio. E’ stato votato solo l’inizio del percorso parlamentare, lo sanno benissimo i comuni, che sono stati resi schiavi dei trasferimenti romani».
Sei un giovane, pensi di poter rappresentare le persone che hanno meno di 40 anni?
«Mi fa sorridere che in Italia io venga considerato un giovane, Tony Blair aveva la mia età quando si candidò a guidare il suo paese ed era già a capo dei laburisti. Ho fatto la campagna elettorale con tanti ragazzi che mi hanno aiutato con grande entusiasmo, e in effetti la mia ambizione è di far sentire i giovani protagonisti di un progetto politico e di una sfida collettiva».
Il welfare. in questi anni, la Regione ha privilegiato troppo il privato?
«Direi che soprattutto su buono scuola c’è stata una discriminazione verso il pubblico, si dirottano soldi pubblici per aiutare i figli dei benestanti in strutture private. Io non demonizzo il rapporto pubblico privato, ma voglio più investimento per la sanità pubblica e più controlli sulla qualità delle cliniche private finanziate dalla regione, con più trasparenza negli accreditamenti, sennò si privilegiano solo gli amici degli amici».
Anche l’Udc adesso dice che la sanità è in preda a una lottizzazione, ma che cosa proponete voi?
«Bisogna evitare che sia solo la politica a decidere i manager della sanità. Si potrebbe istituire una agenzia che selezioni i dirigenti sulla base del merito e poi la politica decida pure, ma su una rosa di persone davvero competenti. Poi, contesto l’esasperazione sui conti degli ospedali: è giusto non sprecare ma la centralità della persona non va dimenticata».
Che contenuti vorresti portare in consiglio regionale?
«Il sostegno alla famiglia, soprattutto nella sua fase più delicata, e cioè quando nascono i figli. Più asili nido, più detrazioni fiscali, più ammortizzatori sociali per chi ha un contratto a tempo determinato o una partita iva. Perché i trentenni di oggi hanno questi problemi, e credo che l’età troppo alta tra i politici rischi di non dare un’adeguata rappresentanza a questa generazione. Ci vogliono servizi e una politica che permetta tutti di poter conciliare l’esigenza di conciliare il lavoro e la famiglia».
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