Cordì: «La destra dell’illegalità si smaschera da sola»

Il punto di vista dell'esponente varesino di Sinistra, Ecologia e Libertà in merito alla vicenda delle esclusioni delle liste Pdl in Lazio e Lombardia

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Rocco Cordì di Sinistra Ecologia e Libertà

Dopo l’esclusione delle loro liste dalle competizioni regionali di Lazio e Lombardia e dopo che le Corti di Appello di Roma e Milano hanno respinto i loro ricorsi, i vertici del Popolo delle Libertà stanno esibendosi in uno spettacolo indegno.  Gridano al complotto, minacciano sfracelli, insultano gli avversari.

Che la destra italiana non fosse particolarmente sensibile al rispetto delle regole e della legalità lo sapevamo già da un pezzo. Ma questo non rende meno grave quanto sta accadendo.
Nessuno può sottovalutare la gravità dell’attacco sferrato dai manipolatori di professione della realtà. Ogni volta che vengono presi con le mani nella marmellata sollevano polveroni e cortine fumogene per occultare i fatti e depistare l’attenzione dai problemi veri. Ma è un gioco estremamente pericoloso che brucia la residua credibilità dei partiti, della politica, delle istituzioni.

Con la vicenda delle liste la destra ha dato l’ennesima prova di ciò che è realmente.

Le irregolarità, accertate, che hanno portato alla esclusione delle loro liste in Lombardia e nel Lazio vengono banalizzate alla stregua di piccole inadempienze burocratiche come se il rispetto delle procedure e i vincoli posti dalla legge a garanzia degli elettori fossero un orpello burocratico, una inutile perdita di tempo.

Ma con il passare delle ore emerge con sempre maggiore chiarezza che quelle irregolarità non sono semplici “distrazioni”, ma il frutto avvelenato di una guerra senza esclusione di colpi che si è consumata fino all’ultima ora all’interno del Popolo delle libertà (sic!) e tra loro e la Lega. Sul “pasticcio” lombardo basta leggersi le dichiarazioni di La Russa e Giorgetti (ed altri numerosi esponenti) per comprendere i termini dello scontro che si è consumato in Lombardia.
I ritardi nella consegna della documentazione necessaria o l’irregolarità delle firme non è dovuta a cavilli burocratici ma ad uno scontro interno al centrodestra che si è protratta oltre ogni limite di decenza democratica e tenendo all’oscuro i loro stessi militanti.

Invece di fare le vittime e autoproclamarsi paladini della democrazia dovrebbero avere l’onestà morale e politica di riconoscere che solo i loro comportamenti illeciti possono far mancare ad una parte degli elettori i simboli di riferimento.

Da questa imbarazzante e tragicomica situazione non si può uscire improvvisando scorciatoie legislative, ma solo rispettando le procedure previste dalle norme vigenti. Cambiare le regole in corsa costituirebbe un attacco grave alla democrazia e alle sue regole e una offesa a quanti, operando nel pieno rispetto delle regole, hanno dovuto sacrificare la loro presenza elettorale in tante province della stessa Lombardia.

Nessuno, neppure il Presidente della Repubblica, può piegarsi alle minacce e alle manovre di chi ha causato questo caos e persevera nell’insulto alla magistratura e a quanti fanno semplicemente il loro dovere a tutela degli interessi di tutti.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Marzo 2010
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