Il cinema è poesia, impegno e divertimento

La regista Francesca Comencini ha aperto la settima edizione di Cortisonici. Davanti ad un pubblico in prevalenza giovane, ha parlato a ruota libera del suo lavoro

Francesca Comencini tra Mauro Gervasini e bambi LazzatiGrande attesa per Francesca Comencini, tanto da riempire parte della sala con largo anticipo sull’inizio dell’incontro. Un pubblico molto giovane è arrivato per ascoltare la regista e scrittrice invitata speciale per l’apertura della settima edizione dei Cortisonici.
Mauro Gervasini ha presentato la Comencini mettendone in evidenza vari aspetti della sua vita professionale compresa l’attenzione ai territori, alle città con uno sguardo sempre originale.
 
La regista ha ripercorso la sua filmografia ed è partita raccontando le ragioni del suo terz’ultimo lavoro. «Casa nostra è una storia corale che nasce dall’osservazione dello scambio del denaro. È un film duro che parte  dall’indignazione per quanto sta succedendo nel nostro paese. È di qualche anno fa, ma è ancora di grande attualità. Sono riuscita a far entrare le cose. Quasi rubando le scene prima del ciack vero».
Gervasini ha raccontato poi un modo diverso di fare casting che ha permesso di scoprire nuovi talenti come Luca Argentero: «Lui mi ha colpito subito e gli chiesi come mai uno come lui avesse deciso di fare il Grande fratello. Era ideale per un mio personaggio. Un’altra scoperta di quel film è stata Laura Chiatti».
 
Mobbing con la Braschi e poi il documentario Fabbrica sono esempi dell’impegno e l’attenzione della Comencini per il mondo del lavoro.
«Mi ha sempre colpito come le donne, le madri siano le più colpite. Una contraddizione in un paese che vive in modo isterico il rapporto con la maternità. Ho scoperto quanta paura ci sia a raccontare questa esperienza. C’è molta sofferenza con una forte emotività e così ho deciso di fare un film di finzione e non un documentario. Le ricadute del mobbing nella sfera privata sono l’aspetto più delicato. Il film è costruito su storie vere non c’è niente di inventato. Il mobbing è figlio di una mentalità che riguarda diversi gruppi quando c’è una forte competizione. Invece di fare gruppo ci si scaglia contro qualcuno».
 
Le figure femminili sono sempre molto forti e contrapposte a figure maschili o assenti o immature. «non è una scelta né ideologica né di campo. Sono più brava a raccontare il femminile perché lo conosco meglio. Non ho un brutto rapporto con gli uomini. Migliorerò».
 
Con Lo spazio bianco la Comencini entra di più nel tema della maternità. «È un film più morbido più delicato anche grazie al fatto che il soggetto non è mio. Margherita Buy è stata bravissima e lavorare con lei è fantastico».
Le emozioni sono centrali « devi essere convincente e non è una questione di tecnica. Oggi ci vuole una grandissima passione perché è più difficile fare film. Un regista deve riuscire a pottare gli altri dentro il progetto in maniera intima salvaguardando comunque la propria individualità. Questo lascia un po’ soli ma fa parte del mio lavoro. C’è una particolarità anche nell’essere donna. Il mio modo di lavorare è quello di essere ferrea ma senza entrare in competitività».
 
I film della Comencini costano poco. «Il più caro è costato meno di tre milioni. Mobbing 200mila euro. In Italia il cinema lo paga quasi interamente Medusa e Rai cinema. Questo è il problema principale perché questo duopolio conforma il modo di fare cinema. Poi c’è il Fus che riconosce i film di interesse pubblico ma funziona un po’ così».
Due ore fitte fitte di cinema con una Comencini narratrice fantastica.
Diretta, chiara, non si è sottratta a nessuna domanda svelando tanto del suo lavoro e del modo di interpretare il cinema in questa epoca.
Interessante la sua esperienza da giurata al festival di Berlino. «il cinema può essere poesia, denuncia, impegno e divertimento. Se si chiude non va bene».

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Francesca Comencini a Cortisonici 4 di 11
Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Marzo 2010
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