“Dio è vicino a tutti, anche ai divorziati”

Intervista a Don Pino Gamalero, responsabile del consultorio "La Casa" di Varese

Il gesto di Silvio Berlusconi al funerale di Raimondo Vianelloprendere la comunione pur essendo divorziato – ha colpito tanti italiani praticanti e no, perché colpisce una ferita aperta tra Chiesa e italiani da trent’anni: la compatibilità tra essere divorziati ed essere cristiani.
Trattato con durezza dalla chiesa cattolica a pochi anni dal referendum, questo argomento nel tempo sembra si sia ammorbidito nei fatti e i gesti sembrano con il tempo essere cambiati. O forse si sono solo “ammorbiditi” per i personaggi pubblici? Come sta un cattolico divorziato o risposato, ora, nella sua comunità? A rispondere ci hanno provato molti commenti e alcune lettere. Noi, come qualcuno di voi ci ha chiesto, abbiamo provato a chiederlo alla Chiesa.

«La Chiesa ha fatto su questo argomento un ragionamento complesso, che è: noi abbiamo un modello, che è l’amore di Cristo, un amore fedele e totale – spiega don Pino Gamalero, che di questioni di coppia e famiglia nella chiesa è il più esperto nella provincia, essendo il responsabile del consultorio “La Casa” di Varese – Di fronte a questo riferimento, il fatto che una coppia venga meno a questa fedeltà promessa crea un problema di coerenza con l’amore di Cristo. Il che significa che il problema, per la Chiesa, non nasce tanto con il divorzio quanto con le seconde nozze. E’ un problema però che non prevede scomunica: non c’è scomunica per i risposati, ma non c’è nemmeno – e a maggior ragione – scomunica per i "semplici" divorziati. Ciò non toglie però che la chiesa cattolica assuma la decisione di chiedere ai risposati di non prendere la comunione perchè contro l’aspetto sociale dell’eucaristia».

Una scelta pesante, per chi da sempre va a messa, e considera l’eucarestia come il suo momento culminante: «Tengo però a precisare che l’eucarestia è solo una delle cose che un cristiano può fare, tra le mille che anche chi è risposato, nella chiesa, può fare. Essere cristiano vuol dire scoprire chi è Gesù, più ancora che partecipare a un rito. Cristo è superiore ai sacramenti, la grazia la dà lui e non è incatenato a loro. E un divorziato o un risposato è ancora pienamente nella Chiesa». Limitazioni che sicuramente, a chi non crede, risulteranno del tutto ostiche. Ma anche per molti cattolici sono “difficili da digerire”: «Me lo lasci dire però – continua don Pino – in una comunità in cui tante volte ci si frega di Cristo, rimangono impressi molto spesso solo alcuni gesti, e si dà importanza maggiore a quelli che alla sostanza delle cose. Quanti conoscono a memoria il Codice da Vinci ma non hanno mai aperto i Vangeli che il libro contesta? Quello che voglio dire è che non fare la comunione non vuol dire ad essere fuori della chiesa, come tanti pensano, unendo il gesto all’appartenenza. E invece il Signore continua a essere vicino a chi ha il cuore».

Tra le domande emerse nei commenti dei lettori, c’è anche quello della distinzione tra divorzio e annullamento della Sacra Rota: «Chi ha il matrimonio annullato dalla Sacra Rota non ha problemi – conferma don Pino- Innanzitutto perchè quello che viene chiamato annullamento della Sacra Rota in realtà è una dichiarazione di invalidità: è come se il matrimonio non fosse mai esistito». Ma l’accettazione della situazione, anche all’interno della chiesa, è diventata necessariamente più, articolata: «Che un matrimonio si possa rompere ormai è un dolore accettato dalla chiesa. E’ un dato di fatto: anche se una volta, in effetti, il problema nasceva già con la sola separazione e con il divorzio. Il problema, ora, sono le nuove nozze».

Un problema, come tiene a precisare don Pino, non in senso burocratico: non si tratta di avere violato una regola. «Bisogna partire dal presupposto che il dolore della separazione e del divorzio non sono cose da poco. Coinvolgono il proprio essere». Non quindi una questione legalistica: don Pino Gamalero rifiuta esempi e generalizzazioni tipiche del diritto o della geometria: «La vita non è fatta di matematica. La fede non funziona come se fosse una serie di regole dove 2 più 2 fa quattro. E’ fede: fiducia in Cristo. Un percorso un po’ più complesso della semplice applicazione di regole. Io mi inchino di fronte a persone che, sposate divorziate e risposate, in una situazione complicata, hanno una spiritualità eccezionale: mentre magari ci sono persone che hanno avuto una vita affettiva regolarissima e hanno – come dire – una spiritualità un po’ rachitica».

Ma della faccenda Berlusconi che prende la comunione, lei che dice? Cosa avrebbe fatto se fosse stato quel prete? «Premetto che non mi metto a giudicare l’uomo. Ribadisco però che ciò che crea problemi davvero è la costanza del secondo matrimonio. In questo caso, in effetti, a ben vedere, non era in un caso di peccato conclamato. Ci poteva stare. Poi, il giudizio vero sulla spiritualità di quella persona la lasciamo a Dio. Io non mi ci metto»

Lui “ci si mette”, senza pregiudizi, con persone molto meno vip ma molto più vicine e bisognose perlomeno di un confronto: «A Varese c’è un gruppo che seguo io: ho una iniziativa proprio questa sera, come ogni terzo martedì del mese. È un raduno di sposati, divorziati, risposati. Siamo una cinquantina e ci riuniamo per incontri di preghiera e di confronto. E da lì saltano fuori casi, e soluzioni, tra gli stessi partecipanti. Ho visto qualcuno che, provato dalla sofferenza e dall’allontanamento di tutti – genitori di lei, di lui, amici – ha ritrovato, invece di perderla, una più profonda spiritualità. Una sera invece è arrivata nel gruppo una persona nuova, divorziata e risposata che ha detto con rabbia “Io non ho potuto fare da testimone alla cresima di mio nipote perchè ero separata, e il lettore era un signore che aveva l’amante da anni, non è giusto!” . A risponderle è stata un’altra divorziata. Le ha detto "sfogati, tira fuori questa rabbia che devi tirare fuori, perchè so bene che ne hai bisogno. E’ capitato anche a me. Ricordo che la prima volta, quando ero ancora arrabbiata, qualcuno mi ha dato il vangelo, e dopo avere letto solo alcune frasi l’ho buttato letteralmente fuori dalla finestra. Ora è la mia fonte di vita».

Quale sia stato il percorso che ha portato la divorziata a parlare così, non è dato dirlo con due righe scritte su internet. Certamente però, su argomenti spinosi il dialogo serve sempre, partendo da un fondamentale presupposto: «Non si può generalizzare, e men che meno giudicare, in questi frangenti – conclude Don Pino – Il percorso umano e spirituale di una persona è il frutto di un lungo lavoro interiore, che passa anche da dolori e difficoltà. Anche la Chiesa si fonda su un Papa, il primo, Pietro, che è innanzitutto un rinnegatore di Cristo, non certo uno che ne è stato un servo obbediente. Ha avuto bisogno, anche lui, di capire».

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Pubblicato il 20 Aprile 2010
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