Una nuova macro-regione padana che circonda la Svizzera meridionale
In una trasmissione radio Oscar Mazzoleni, Aldo Bonomi e Piero Bassetti hanno discusso del futuro dell'area insubrica
Queste le domande poste in una trasmissione radiofonica del canale radio 1 della RSI, in Ticino, analizzate con l’aiuto del sociologo Prof. Aldo Bonomi, Piero Bassetti, già presidente di Regione Lombardia e Oscar Mazzoleni, politologo dell’osservatorio politico della svizzera italiana.
Le idee ulteriori della trasmissione evidenziano quanto l’area alpina presenti caratteristiche specifiche di identità locali utilizzate come risorse politiche. Piero Bassetti, grande conoscitore del territorio transfrontaliero incoraggia a cambiare il paradigma di riferimento per guardare a ciò che avviene in Lombardia e in Canton Ticino. «Il Nord – ha detto Bassetti -, c’è nel suo modo di raccordare funzioni e territorio. Oggi l’Italia non è più disegnata sul tema del come è organizzato il territorio dello stivale ma è organizzata certamente in un territorio del Nord con annessa Adige ed Emilia. La politica ne ha preso atto e chi aveva detto "campo" sull’idea del Nord, la Lega, ha incassato i dividendi. L’arretratezza e la stupidità delle altre forze politiche che non hanno capito che le organizzazioni del territorio stavano cambiando, hanno impedito che il tema venisse fatto proprio dalle "altre" forze politiche stesse. Il Nord non vive più del suo rapporto con il resto dello stivale ma vive del suo rapporto con il resto dell’Europa». Bassetti affronta il tema entrando nelle «strutture rappresentative del nord affermando che non è Bossi che ha fatto il Nord, è il Nord che ha fatto Bossi. Se il Ticino pensa di rinserrarsi in se diventa una grande Montecarlo se gli va bene, se potesse farlo la Padania diventerebbe un fatto protezionistico destinato all’atrofia». Bassetti ha sottolineato che «il radicamento nel territorio non cozza con un’apertura ai flussi globali e non è un caso che la Padania guardi al globale, verso l’Europa, verso il mondo. Sia in Svizzera che in Italia, questi partiti "populistici" hanno avuto il merito di essere partiti di lotta e di Governo, una formula elettoralmente vincente. Non bisogna fare drammi per il cambio delle maggioranze, l’importante è vedere se queste maggioranze producono delle politiche migliori di quelle di prima».
Ma quali sono gli effetti di questo voto ultimo in Italia? Mazzoleni conclude sottolineando che «la politica in Ticino mutua spesso discorsi, linguaggi e stili prima elaborati nella vicina Italia. Ci si chiede quali saranno gli effetti che potrebbero avere il rafforzamento della politica della Lega Nord nei rapporti tra il Ticino e le aree confinanti dell’Italia. Occorre una riflessione seria non dando per scontato che gli esiti possano essere positivi o negativi. Scontata la diatriba dello scudo fiscale, la questione libica dove Italia e Svizzera hanno avuto posizioni diverse, i rapporti di cooperazione insubrica.. ecco la questione è sapere come si muoverà la Lega Nord per la ripresa delle relazioni». La trasmissione cerca risposte su grandi temi e su nodi ancora da sciogliere che riguardano una zona di "frontiera" molto più ampia di come la si intende oggi. I nuovi spazi della globalizzazione impongono una riflessione sulla cooperazione. Quanto farà la Lega Nord a Varese, a Como, a Lecco, in Piemonte, ma anche a Milano, è sotto la lente d’ingrandimento soprattutto nei rapporti con il vicino Stato ticinese e con quella città "infinita" che va da Milano a Zurigo. C’è da ragionare, ora, con nuovi disegni territoriali e con processi di globalizzazione in corso. Questa la sfida "padana". Aeroporti, università, distretto turistico alpino e prealpino, mobilità, modernizzazione, ambiente, energia e risorse naturali. Bisogna cominciare a scambiare relazioni all’interno di questi spazi, di questi flussi, a favore di tutti, creando si identificazione ma gestendo i rapporti con Roma o con Berna. Una sfida tutta nuova.
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