Bracconaggio: ignoti uccidono daini a sprangate

Ammazzata una femmina gravida, scomparso un maschio della stessa specie: è successo in un'azienda agricola-allevamento nel bosco del Rugareto. "Una barbarie"

Fatto di sangue in un’azienda agricola-allevamento del Bosco Rugareto di Gorla Minore. All’alba di sabato ignoti, probabilmente due o tre persone, sono entrati di soppiatto nell’azienda agricola Chato dove hanno ucciso una femmina di daino, gravida, lasciandola sul posto, e portato via un maschio della stessa specie. Il fatto è stato denunciato ai Carabinieri della locale stazione e alla Forestale.
A raccontare l’episodio è Antonella Ghidini, proprietaria dell’azienda. «La mattina del primo maggio mi ero recata presto in azienda per dare da mangiare ai cani, che teniamo separati dai daini. Saranno state le sette e mezza, quando ho visto fuori dal recinto un animale, e ho subito riconosciuto la nostra femmina riversa a terra, sventrata. Intorno c’era sangue dappertutto». Probabilmente lo stato di gravidanza della bestia ha indotto gli ignoti assalitori, entrati forzando un lucchetto dell’accesso, a lasciarla sul posto, portandosi invece via il maschio, non si sa se vivo e legato, per rivenderlo, o morto, per farcisi una grigliata e "solennizzare" a modo loro la festività. «Vista la situazione sono andata subito alla caserma dei carabinieri di Gorla Minore, senza toccare nulla per non alterare la scena del crimine, e ho sporto denuncia. Poi con i militari sono tornata sul posto, e ho potuto verificare tra l’altro che la femmina era morta da poco, forse un’ora e mezza, era ancora calda e non si era ancora irrigidita». Intorno vi erano altri animali morti: oche, galline, «vittime collaterali» , dice Ghidini, di quello che deve essere stato un inseguimento molto movimentato, probabilmente attuato da più persone, organizzatesi per dare la caccia ad animali veloci e muniti di robuste corna. «Abbiamo rinvenuto dei tondini di ferro zigrinato da costruzione, hanno colpito con quelli le bestie alla testa. Una cosa veramente barbara, una violenza gratuita, non siamo nemmeno al bracconaggio ma a qualcosa di peggio». I ladri, sgozzata la femmina, stavano per scuoiarla ma accortisi che era gravida l’hanno lasciata lì. Si sono quindi lavati del sangue in un secchio. «Una barbarie anche perchè questo è un posto da cui la gente nei fine settimana passa, anche i bambini, aspettavamo proprio la nascita del piccolo. Ora devono avere paura a passare da questi boschi?». Dall’azienda mancava anche una carriola, presumibilmente usata dai ladri per portarsi via l’altro animale. La proprietaria ha sciolto i suoi cani che fiutando una pista si sono diretti verso la provinciale 21 per Cislago, che corre qualche centinaio di metri a sud.

Un fatto simile non si era ancora registrato al bosco del Rugareto, dove l’allevamento Chato è attivo da tre anni, e lascia interdetti. Se in tempi antichi di fame e miseria diffusa, fino a cent’anni fa, il furto campestre (di frutta o animali) era diffusissimo, l’accaduto appare di una violenza preoccupante. Difficile capire chi possa essere arrivato a tanto: di certo si tratta di qualcuno che aveva preventivamente "studiato" l’obiettivo, tanto da sapere come erano separati i recinti, e che comunque non avrebbe avuto nulla da temere dai cani. Di più, di qualcuno che potrebbe avere una qualche preventiva esperienza di caccia. Un po’ poco per fare ipotesi. Quel che invece è certo è che nella zona, anche in anni passati, non erano del tutto ignoti atti di bracconaggio ai danni di queste specie.

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Pubblicato il 03 Maggio 2010
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