In prima superiore aumenteranno i bocciati

È più di una semplice sensazione quella che si aggira tra i banchi delle scuole superiori. L'Istat conferma un quadro poco confortante della meglio gioventù italiana. Quattro ragazzi su dieci non leggono

I bamboccioni non se la passeranno bene in questo finale di primavera. È più di una semplice sensazione quella che si aggira tra i banchi  delle scuole superiori. I ragazzi in prossimità del traguardo diventano profeti infallibili del loro destino. Mettono in fila voti, compiti in classe, interrogazioni, assenze e poi tirano le somme. «Nella mia classe – dice Matteo, che frequenta la prima classe di un istituto tecnico della provincia – a giugno saremo promossi in 9, forse dieci. Il 64 per cento non ce la farà». Lo dice con tono sicuro, affidandosi alla matematica. Non cita le statistiche Istat, eppure i dati appena pubblicati sembrano dargli ragione: la meglio gioventù italiana non se la passa troppo bene. La statistica li chiama Neet, che significa not in education, employnment or training (non lavorano, non studiano, non si formano).
Secondo l’Istat, sono oltre 1,7 milioni i giovani tra i 15-29 anni che dichiarano di non aver usato il computer nei dodici mesi precedenti la raccolta dei dati. Le cose non migliorano se si passa agli strumenti tradizionali per la formazione:  quattro ragazzi su dieci non leggono. La quota di chi non ha letto nemmeno un libro nel tempo libero nei dodici mesi precedenti l’intervista è pari al 43,6 per cento. L’ambiente famigliare di provenienza conta moltissimo: legge chi ha genitori che leggono e che tengono libri in casa. Si registra il 41,3 per cento di lettori tra i figli di 15-29 anni che hanno al massimo 50 libri in casa, ma la percentuale sale al 73,4 per cento tra chi vive e cresce in una casa con più di 200 libri. Insomma, alla fine legge solo chi ha libri a casa, e usa il computer chi ha genitori che ne possiedono uno e lo sanno usare.
E la scuola? Non compensa questa diseguaglianza sociale: l’Istat conferma che i risultati degli studenti italiani sono preoccupanti e collocano il nostro Paese sempre al di sotto dei valori medi dell’Ocse. Se è vero che l’introduzione dell’obbligo scolastico ha annullato le differenze sociali nel conseguimento della licenza media, lo stesso non si puo’ dire per il conseguimento dei titoli superiori, dove continua invece a pesare una forte disuguaglianza legata alla classe sociale della famiglia di provenienza degli studenti. Infatti, i dati confermano che i figli delle famiglie più abbienti prendono voti più alti. I risultati scolastici sono, dunque, correlati all’estrazione sociale della famiglia di origine. Quelli meno soddisfacenti si riscontrano più spesso nelle famiglie operaie (36,5 per cento) e in quelle in cui la persona di riferimento è un lavoratore in proprio (42,5 per cento).

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Maggio 2010
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