La fortuna (dimezzata) della pillola

Una riflessione di Natalia Aspesi sugli anticoncezionali

"La fortuna della Pillola fu che il suo arrivo sul mercato soprattutto italiano coincise col fatto che le donne non ne potevano più: delle gravidanze indesiderate, dei terrori mensili, dei maschi che dicevano non sono stato io, non dovevi starci, io cosa c’entro, è un problema tuo, se lo sa la mia mamma guai. Ma anche di tante altre cose, la mistica della femminilità, la vita domestica, la disparità sociale, i lavori senza carriera, molte professioni ancora inavvicinabili, la scarsa rappresentanza politica, una generale sudditanza all’imperio maschile.
Se davvero aspettare un figlio, se non programmato dagli uomini, era una cosa che riguardava solo le donne, tanto valeva prendere in mano la situazione ed essere davvero quelle che avrebbero deciso davvero. Era una porta che si spalancava sulla libertà non solo sessuale, sull’autonomia personale, sulla possibilità di imparare a non dipendere. Eppure qualcosa non ha funzionato sino in fondo, e non solo perché a tutt’oggi nei paesi che ne avrebbe più bisogno, ma anche in Italia, la Pillola non ha una diffusione generale.
Oggi da noi le mamme più svelte portano le figlie 15enni dalla ginecologa perché gliela prescriva: ma il nuovo imperio maschile, sessuale, sociale, politico, è tale che questa protezione non le rende più consapevoli e libere ma solo più precocemente disponibili. Certo in tempi di moralismo persecutorio contro pillole più drastiche, la Pillola scongiura massimi fastidi e umiliazioni: ma ai tempi in cui le donne italiane finalmente se ne impossessarono, le attribuirono altre libertà, altre vittorie, altre promozioni che poi alla fine in qualche modo non sono venute".
Natalia Aspesi da Repubblica 

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Pubblicato il 09 Maggio 2010
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