Piazza piena per dire no alla legge bavaglio
I giornalisti devono essere "Il cane da guardia del potere e non il cagnolino dei salotti". Numerosi politici in piazza. Ovazione per Roberto Saviano. Presente Patrizia D'Addario
Piazza Navona piena, variopinta, calda per ribadire un secco no alla legge bavaglio. Una presa di posizione che in qualsiasi paese normale e democratico non avrebbe ragione di esser fatta e non avrebbe al una colorazione politica. Così non è in Italia terra di guelfi e ghibellini, ma in questo caso più che altro di vassalli. Non si spiegherebbe altrimenti la totale assenza di una qualche voce di dissenso all’interno del centrodestra. I giornalisti fatta eccezione per pochi prendono posizione in modo netto contro questo provvedimento che la maggioranza vorrebbe approvare entro luglio.
L’intervento del presidente dell’Fnsi Franco Siddi (foto) durante la manifestazione di Roma contro la "legge bavaglio" (il ddl intercettazioni noto anche come DDL Alfano) ha toccato temi importanti come la disobbedienza civile e il valore dell’informazione. «Se non ci fosse stata una casta non si sarebbe mai fatta una legge così – ha specificato il rappresentante del sindacato dei giornalisti. Si fa solo perché qualche potente deve difendersi da indagini della magistratura. L’informazione è un bene fondamentale. Noi dobbiamo essere il cane da guardia del potere e non come qualcuno vorrebbe il cagnolino dei salotti. Dobbiamo tenere accesi i fari ed essere i protagonisti di questa battaglia democratica. La legge proposta oggi è squilibrata e ingiusta. Se fosse approvata metteremo in atto una disobbedienza civile come proponeva don Milani perché è la nostra deontologia che lo richiede. È lo spirito della legalità e della democrazia».
Giuseppe Giulietti di Articolo 21 ha parlato di «Solidarietà a tutto il popolo italiano altro, che lotta di una corporazione. Dovrebbe essere la Lega a battersi contro, perché questa legge garantirà meno sicurezza per gli italiani. Dobbiamo batterci e l’appuntamento non finisce oggi e dovremmo farci sentire davanti al Parlamento. Non basta partecipare, dobbiamo vincere per difendere la Costituzione senza colori. Se gli uomini della destra vorranno partecipare le porte sono aperte».
Sotto il palco, assediata dai giornalisti, anche Patrizia D’Addario che ha spiegato le ragioni della sua presenza alla manifestazione. «Sono qui perché sono per la libertà di stampa e io ho avuto il coraggio di denunciare quello che vivono tante. Non si può tacere». La presenza della D’Addario non è passata inosservata, tanto da suscitare polemiche e da far battere alle agenzie una nota dove lo stesso Franco Siddi ha specificato che "la D’Addario non è la testimonial della manifestazione"
Una vera e propria ovazione si è registrata nella piazza all’arrivo, in serata, di Roberto Saviano.
«Ci viene detto che la legge difenderà la privacy, che è sacra – ha detto Saviano tra gli applausi -. Ma questa legge non difende le telefonate tra fidanzati, ha l’unico scopo di impedire di conoscere quello che sta accadendo, difendere la privacy degli affari, anzi dei malaffari». L’apparizione di Saviano è stata il corolalrio di un lungo pomeriggio dove si sono alternati molti interventi e musica. Tra i più applauditi c’è stato Stefano Rodotà che ha ringraziato il presidente della Repubblica «che oggi con una sobria e decisa dichiarazione ha detto che questa legge non può essere approvata». Dario Fo, in collegamento telefonico ha usato l’ironia per definire il premier «un uomo che sta perdendo colpi, tradito anche da chi gli è più vicino. Siamo solidali, aiutiamo un uomo perduto, ignoriamo Berlusconi». Tra gli artisti anche Fiorella Mannoia, che ha fatto un appello a tutti i parlamentari, al di là del colore politico «perchè ritrovino un pò di coscienza civile e non approvino questa legge». E Giovanna Marini, che insieme al Coro dei benpensanti ha fatto cantare la piazza, sembrava di essere tornati agli anni ’70, con una canzone scritta ad hoc, Vivere l’utopia sulle «veline indottrinate, avvocati fraudolenti e un governo che vuole un popolo ignorante». A spiegare le ragioni della manifestazione anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino, ma anche rappresentanti dei sindacati della polizia, degli istituti di ricerca e dei poligrafici. Nel retropalco, molti politici, da Pierluigi Bersani a Fausto Bertinotti, da Antonio Di Pietro a Rosy Bindi, da Walter Veltroni a Piero Fassino, e fra gli altri volti noti, il consigliere Rai Nino Rizzo Nervo, Carla Fracci, Monica Guerritore, Dacia Maraini, Francesco Maselli, Ettore Scola, Mimmo Calopresti, Tullio Solenghi, Leo Gullotta e Carlo Lucarelli. C’era anche Anna Politovskaja nella voce di Ottavia Piccolo che ha letto un testo della giornalista russa uccisa, che ha infiammato la piazza.
Parte di questo articolo è stato realizzato da Marco Giovannelli in diretta facebook da Roma.
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