Via per Cassano, luci e ombre da un carcere

Il "rapporto visita" di Sergio Besi per l'associazione Luca Coscioni rimarca perduranti carente strutturali e sovraffollamento ma anche progetti "estremamente interessanti" e una positiva azione sul piano socialità

Venerdì 13 agosto dalle ore 9.30 Sergio Besi, dell’Associazione Luca Coscioni, ha potuto visitare la struttura grazie alla disponibilità mostrata dal Consigliere Regionale del partito Democratico Stefano Tosi, il quale ha aderito all’iniziativa nazionale promossa da radicali italiani denominata “2° Ferragosto in carcere”.
I Radicali stanno infatti promuovendo in Italia visite ispettive nelle carceri per monitorare le condizioni di vita dei detenuti e il rispetto della legalità.

Questa la dichiarazione di Sergio Besi (a nome dell’associazione) a seguito della visita, un’analisi che rimarca problemi perduranti e le iniziative positive:

Il carcere di Busto Arsizio, fatta eccezione per una lodevole recente iniziativa di cui si parlerà alla fine, rispecchia abbastanza fedelmente quella che è la situazione nazionale di “illegalità cronica” degli Istituti di pena.
Negli ultimi anni sono state infatti effettuate frequenti visite alla Casa Circondariale di Busto Arsizio, visite che hanno evidenziato e denunciato diverse lacune che negli anni sono restate tuttavia assolutamente irrisolte.
A titolo di esempio, il problema tipicamente più sentito, quello del sovraffollamento. A fronte di una capienza regolamentare di 167 posti e di una capienza “tollerata” inferiore a 300, si contano oggi 413 detenuti (ma solo due mesi fa si era arrivati a 452!), un valore simile a quello registrato nel 2004. Le celle, inizialmente previste come singole e nelle quali ci sono sempre almeno 3 detenuti, non garantiscono i 3 metri quadrati (calpestabili) fissati dalla Corte europea per i diritti dell’Uomo, figuriamoci i 7mq per ogni detenuto stabiliti dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura.
Altrettanto cronica appare essere la annosa questione della carenza di personale penitenziario. Sempre nel 2004 si denunciava la mancanza di 80 unità rispetto alle 280 previste, alla data odierna la differenza registrata tra le unità previste dalla pianta organica e quelle effettivamente in servizio è ancora di 78 unità. Non sorprende quindi che il reparto che dovrebbe ospitare detenuti disabili è pronto da anni ma continua ad essere chiuso causa carenza di personale, costituendo un clamoroso caso di sperpero di denaro pubblico.
Altro caso di spreco di soldi dei contribuenti è quello relativo ai metal detector che continuano a non funzionare, così come l’apparecchiatura medica acquistata per poter effettuare radiografie direttamente in carcere continua a non essere utilizzata perché non è mai stato raggiunto un accordo con l’Ospedale di zona per l’invio in carcere di un radiologo.
Come rilevato anche in occasioni di precedenti visite, per problemi infrastrutturali permane la carenza di acqua (i detenuti anche in estate possono fare la doccia al massimo un giorno su due) e continuano ad esserci aree del carcere che necessitano di urgenti interventi straordinari di manutenzione: su tutte l’area di isolamento (che non viene di conseguenza utilizzata se non in caso di estrema necessità), l’infermeria, il piano terra della Sezione dei tossicodipendenti.
Nelle celle il bagno è correttamente separato dal resto della cella da parete e porta, però in molte celle ci sono, oltre alle sbarre, delle griglie a maglie strette che ostacolano allo stesso tempo ventilazione, illuminazione naturale e visuale verso l’esterno.
Fatta eccezione per una sezione, il periodo che i detenuti possono trascorrere fuori dalle celle (meno di 5 ore al giorno) non è in linea con gli standard indicati dal Comitato Europeo per la prevenzione della tortura (che prevedono un minimo di 8 ore al giorno), una situazione di illegalità cronica che non può più essere tollerata. Quest’ultima carenza è decisamente grave, è infatti noto che la scarsa possibilità di poter trascorrere tempo fuori dalla propria cella e il sovraffollamento sono i principali fattori che causano episodi di violenza.
A causa della vicinanza all’Aeroporto di Malpensa, i detenuti stranieri sono il 64% del totale contro il 33% a livello nazionale e si contano ben 40 etnie diverse.
Va ricordato inoltre che oltre la metà delle persone che si trovano dietro le sbarre a Busto Arsizio (242 su 413) sono considerate, per la nostra Costituzione, non colpevoli essendo ancora in attesa di giudizio.
Nonostante il dato sia migliore rispetto a quello registrato nel vicino carcere di Varese, resta insufficiente il numero di detenuti che lavorano all´interno della Casa Circondariale (100 su 413), numero però destinato ad aumentare a seguito del recente avvio di un progetto estremamente interessante, la creazione di un vero e proprio laboratorio di pasticceria e cioccolateria interno al carcere grazie ad una convenzione con una società privata. Il progetto si pone come obiettivo quello di formare dei pasticceri e dare la possibilità a 40 detenuti di essere assunti nella cioccolateria del carcere, che venderà i propri prodotti in Lombardia, Piemonte, Liguria e nel Triveneto.
E’ senza dubbio altresì positivo che il "piano socialità", ovvero l’area in cui ci sono le aule, il teatro, la palestra e i laboratori, resti quest’anno aperto per tutto luglio e la prima e l’ultima settimana di agosto grazie alla disponibilità dei volontari a collaborare nell’organizzazione di diverse attività quali corsi di recupero per chi in inverno frequenta la scuola, corsi di alfabetizzazione di italiano, gruppi di lettura dei quotidiani, cineforum, ceramica.
In conclusione, nonostante gli sforzi della direzione del carcere e delle organizzazione di volontariato i detenuti continuano a sopportare supplementi di pena dovuti alle pietose condizioni in cui versano questi luoghi “di recupero”. Le numerose e gravi illegalità riscontrate rischiano di restare tali negli anni in attesa che una consistente e seria opposizione a tale situazione si manifesti.

Sergio Besi

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Agosto 2010
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