Banche restie a concedere credito alle Pmi. Bicchiere mezzo pieno, mezzo vuoto o che altro?

Riflessioni di un commercialista sui prestiti alle Imprese

Stando a quanto dichiarato dalle banche: L’evolversi della congiuntura, pur facendo sentire i suoi effetti sulla dinamica dei finanziamenti bancari, non ha frenato in Italia la capacità delle banche di destinare livelli sempre adeguati di impieghi alle imprese – soprattutto alle Pmi – per affrontare la crisi. , almeno stando a quanto rivelato dal Report di luglio 2010 dell’Osservatorio permanente dell’ Abi (Associazione Bancaria Italiana) su banche e imprese.
Migliori performance rispetto alla media europea e Pmi al centro del sostegno bancario Oltre metà del totale dei prestiti alle imprese è andato alle Pmi con un fatturato massimo di 50 milioni di euro, e oltre due terzi sono andati a imprese con fatturato fino a 250 milioni.
– bicchiere mezzo pieno-
Mentre , da un’analisi della Banca Centrale Europea si evince che in Europa, anche se la fase peggiore della crisi è ormai superata, le banche risultano poco propense nel concedere prestiti; infatti nell’ultimo semestre del 2009 il 42% delle Pmi ha fatto presente di avere grossi problemi nel ricevere prestiti bancari.
La Bce ha inoltre rilevato che solo il 10% delle PMI ha constatato dei miglioramenti nella richiesta dei prestiti e, su un campione di 5.300 imprese analizzate in sedici paesi europei dalla Banca centrale e la Commissione europea, si è registrato che il 50% di queste ha un bisogno di credito che tra il primo ed il secondo semestre del 2009 non è stato soddisfatto ed anche per il primo semestre 2010 sembra non esserci nessuna inversione di tendenza. In questo dato.
– bicchiere mezzo vuoto-

La posizione di chi come mé , commercialista in Varese e Milano che opera sul campo a fianco delle PMI, è quella di chi rileva invece,diversamente dai dati delle statistiche sopra riportate, risultati completamente diversi .
La nostra esperienza (di commercialisti, consulenti ecc.) i contatti quotidiani con gli imprenditori, le faticose ricerche di finanziamento per i nostri clienti ci dicono che di credito in specie alle piccole imprese non se ne vede proprio.
Ci si scontra con istituti che richiedono ESCLUSIVAMENTE garanzie proprie da parte degli imprenditori , garanzie che spesso vanno ben oltre le effettive risorse messe poi a disposizione ( con ipoteche per multipli dei valori garantiti, con fideiussioni di terzi, con intervento di parenti sino alla settima generazione……. in funzione di garanti)
Le banche sembrano non tenere conto che per la maggior parte dei piccoli imprenditori l’investimento nella azienda di mezzi propri direttamente od indirettamente ( garanzie ipotecarie, iniezione di capitali, rinuncia a compensi o al prelevamento di utili che vengono reinvestiti ) è da tempo già avvenuta e ciò dovrebbe fare loro capire che ogni ulteriore richiesta di garanzie si scontra con l’impossibilità materiale di poterne offrire di nuove o diverse.
Inoltre anche quando l’ipotesi di finanziamento risulta teoricamente possibile ( in percentuali molto ridotte 30/40/50% di quanto occorrerebbe) le pratiche di fido o di accesso ai finanziamenti durano settimane se non mesi mentre i tempi dell’imprenditore per decidere sulle commesse da acquisire, sulle merci da acquistare, sui pagamenti da effettuare sono quantificabili ( vista l’agguerrita concorrenza globale ) in giorni.
L’assurdo si tocca con aziende ( sane, con utili anche se spesso minimi) che avrebbero bisogno di poche risorse
( importi che per quello che riguarda la mia esperienza si aggirano per le PMI generalmente sui 40/50 mila euro) necessarie per fare partire affari anche importanti che genererebbero fatturati ( documentabili da contratti in via di definizione , da business plan in settori ad alto valore aggiunto ecc.) notevoli e permetterebbero alle PMI di conquistare e/o consolidare nuove posizioni sul mercato, con ricadute positive anche per le stesse banche.
Tali richieste,si scontrano con l’ottusità delle banche che non sono disposte a rischiare nulla sulla capacità delle imprese clienti. ( salvo poi trovarsi coinvolte in buchi miliardari creati dalle bolle, dagli affidamenti fatti agli amici degli amici e da tante altre belle operazioni che la dicono lunga sulla qualità del management delle stesse.)
In sostanza il comportamento degli istituti bancari, finanziari ecc. nei confronti delle PMI ,fa si che molti piccoli buoni imprenditori decidano di abbandonare il campo creando vuoti nell’economia complessiva che difficilmente saranno colmati da altri.
Forse sarebbe più utile invece delle ricorrenti e roboanti dichiarazioni di vicinanza del sistema finanziario ai problemi delle aziende, che le banche sapessero valutare correttamente la capacità di generare profitto delle imprese loro clienti.
Le banche dovrebbero utilizzare il buon senso ed evitare di limitarsi all’esazione di commissioni sempre più esose per ogni singola operazione. Dovrebbero ragionare sul fatto che per ogni azienda che chiude o non riesce per mancanza di finanziamenti a partire o a ripartire, anche loro perdono un cliente ed una fonte di guadagno ben più remunerativa della semplice applicazione di commissioni a qualsiasi titolo addebitate.
Dovrebbero ragionare su quanto grande sarebbe la ricaduta positiva (anche sui loro conti ) generata dall’erogazione di finanziamenti a quelle imprese che dimostrano di saperci fare e di crederci nonostante tutto, gettando nell’impresa tutte le risorse ( come succede quasi sempre) imprenditoriali e non..
– altro –
Credo che questo sfogo rimarrà lettera morta, spero almeno che per il futuro ci vengano risparmiate dichiarazioni come quella dell’ABI che apre questo articolo.
Dr. Rag. Marco Ventura
www: studio-dr-ventura-commercialista.com

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Ottobre 2010
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