I giovani: “Ora basta parole, passiamo ai fatti”

Meno di 25 anni, impegnati nel partito e nelle amministrazioni locali. Lavoro, scuola, federalismo e opposizione alla Lega sono i temi di cui vogliono discutere. Ma c'è anche chi critica: "Iniziativa in ritardo"

Massimo 25 anni, studenti o giovani lavoratori, nati (politicamente) con il Partito democratico. Ci saranno anche loro venerdì 8 e sabato 9 ottobre a Malpensafiere ad assistere all’Assemblea nazionale del Pd. "Loro" sono i giovani del partito, quelli che due anni fa hanno fondato l’organizzazione giovanile dei democratici e che a Varese non perdono occasione per organizzare eventi – dai dibattiti agli aperitivi -, ma anche per dare la sveglia al partito.

Soddisfatti naturalmente per la decisione di portare il partito a Varese, non nascondono però che dai due giorni di lavoro si aspettano finalmente qualcosa in più. Insomma, meno parole e più fatti.
«Ce la aspettavamo questa scelta – commenta Jacopo Marrocco, segretario dei Giovani democratici di Gallarate – perchè Varese è strettamente legata a Milano e la zona dell’altomilanese è uno dei punti cruciali per i trasporti e l’economia. Adesso spero che il Pd ricominci, o forse cominci, a parlare di scuola e lavoro. In questi ultimi mesi si discute di giustizia e legge elettorale, ma nessuno si è messo con la testa china a lavorare su temi che secondo me sono più importanti per far ripartire l’Italia. Senza dimenticare che, se davvero le elezioni sono vicine, serve con urgenza un programma elettorale che affronti queste tematiche».

Proposte concrete anche sul fronte Lega Nord. «Quella di venire a Varese è un’ottima scelta – spiega Stefano Catone, di Solbiate Olona, molto attivo sulla rete con il suo blog – perché è importante far vedere la nostra presenza sul territorio e contrastare la Lega con una netta opposizione a partire proprio dalle loro roccaforti. Ai dirigenti chiedo quindi di non cedere a nessun spalleggiamento a proposte laghiste, cosa che invece a volte accade anche nel Pd. Dobbiamo avanzare proposte nettamente alternative per creare una racconto diverso del Nord».

Alternativi ad esempio sul federalismo. «È un tema cruciale e se non se ne parla, qui al Nord diventa difficile vincere – commenta Laura Perazzolo, responsabile delle tematiche ambientali nei Giovani democratici -. Il federalismo e la sussidiarietà non devono appartenere solo alla Lega, ma anche a una partito di centrosinistra come il nostro. Certo al centro del dibattito resta il tema della crisi di governo. Al segretario e all’assemblea chiederei quindi di parlare di proposte da presentare in caso di elezioni anticipate e, perché no, di candidati».

Proposte e decisioni: insomma, come chiede Pietro Barbieri, portavoce dei giovani di Tradate «bene venire sul territorio, ma sinceramente vorrei che si parlasse di meno e si facesse di più. La mia impressione è che a livello nazionale ci siano meno risultati rispetto a quelli che riusciamo ad ottenere qui a livello provinciale e locale. Venire a Varese potrà fare bene al partito solo se questi due giorni non resteranno un’esperienza nata e chiusa qui». Bene quindi una discussione sulla situazione politica attuale, ma spazio soprattutto ai temi e ai fatti. «Se si parla e poi non si fa nulla è inutile. Se vogliamo attirare più elettori bisogna lavorare su proposte concrete in collaborazione anche con i livelli locali del partito».  

Non nasconde invece una certa delusione Pietro Resteghini, fra gli organizzatori dei dibattiti di questa estate alla festa democratica. «Posso essere sincero? Questa iniziativa la vedo troppo in ritardo e la vivo come una cosa lontana da me. Nel Pd c’è una problema di distanza non solo fra persone, ma anche sui temi. Prendiamo la terza pista di Malpensa, sono mesi che a Varese se ne parla. Ma l’aeroporto non vuol dire solo infrastrutture, ma anche occupazione con i problemi di precariato che qui conosciamo bene. Certo, ben venga un’occasione per parlare con i vertici anche di questi problemi, ma il partito mi sembra in ritardo un po’ su tutto e io lo sento davvero lontano». Pietro manifesta anche qualche perplessità sullo "strumento". «Un’assemblea di queste dimensioni mi sembra un po’ troppo macchinosa. In un momento come questo si poteva pensare a gruppi di lavoro più snelli e veloci».

Un’assemblea importante, ma che per Andrea Civati «non necessariamente è certezza di un buon risultato: tutto dipende da cosa emergerà. Le persone sono stufe di una certa politica. Da una parte si rappresentano indegne sceneggiate come quella del “patto della pajata”, mentre dall’altra si disserta di governi tecnici guidati da Tremonti o Montezemolo e di fantomatiche alchimie neo-uliviste. Il Pd e i suoi sostenitori hanno bisogno di un messaggio positivo, concreto e credibile che lanci una nuova sfida per l’Italia. Questo vale in tutto il paese, ma soprattutto a Varese. Lasciamo perdere i politicismi e parliamo della vita concreta». Secondo Civati, fra i "leader" varesini della mozione Marino ai tempi del congresso e autore di alcuni dossier soprattutto sull’immigrazione, «il Pd a Busto, deve parlare di trasporti utili: ferrovie per i pendolari soprattutto, lasciando perdere l’inutile terza pista di Malpensa. Ma anche risorse per un’educazione pubblica di qualità. Infine, un nuovo patto tra generazioni che fermi il precariato: proponiamo finalmente il contratto unico di Boeri e Ichino».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Ottobre 2010
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