Regionali, le firme false arrivano da Gallarate?
Dalle perizie calligrafiche eseguite dai Radicali risultano numerose firme vergate dalla stessa mano, molte delle quali raccolte tra Busto e Gallarate. Caianiello: "Non ci sono state irregolarità"
«Le firme false arrivano da Gallarate». Lo hanno detto a gran voce i rappresentanti della lista dei Radicali che avevano candidato alla Regione Marco Cappato. Secondo la perizia calligrafica fatta eseguire dal partito di Marco Pannella sono ben 374 le firme false, ma ce ne potrebbero essere molte
altre. Il caso più eclatante è riportato da “Il Fatto Quotidiano”: un modulo in cui su 23 firme, ben 22 risultavano vergate dalla stessa mano. La data del documento è 25 febbraio 2010, penultimo giorno disponibile per presentare le liste. Il foglio in questione è stato autenticato da Franco Binaghi, bustocco, consigliere provinciale del Pdl a Varese che ha certificato l’autenticità delle firme procedendo all’identificazione degli elettori tramite un documento d’identità. Binaghi (oggi irraggiungibile) ha detto che «Le firme incriminate non sono state scritte dalla stessa mano. Di tutte le cose che si possono dire sul Pdl, mi sembra una forzatura sostenere che il partito abbia avuto problemi a trovare della gente pronta a firmare a sostegno dei nostri candidati – ha detto a Il Fatto Quotidiano -. Le adesioni sono state raccolte e vidimate a Busto Arsizio e Gallarate, oltre che nella sede locale del Popolo delle libertà». Sull’evidenza che sia stato la stessa mano a firmare, Binaghi si è “difeso” dicendo che «la somiglianza poteva attribuirsi al fatto che tutti i supporter azzurri hanno usato la stessa penna».
altre. Il caso più eclatante è riportato da “Il Fatto Quotidiano”: un modulo in cui su 23 firme, ben 22 risultavano vergate dalla stessa mano. La data del documento è 25 febbraio 2010, penultimo giorno disponibile per presentare le liste. Il foglio in questione è stato autenticato da Franco Binaghi, bustocco, consigliere provinciale del Pdl a Varese che ha certificato l’autenticità delle firme procedendo all’identificazione degli elettori tramite un documento d’identità. Binaghi (oggi irraggiungibile) ha detto che «Le firme incriminate non sono state scritte dalla stessa mano. Di tutte le cose che si possono dire sul Pdl, mi sembra una forzatura sostenere che il partito abbia avuto problemi a trovare della gente pronta a firmare a sostegno dei nostri candidati – ha detto a Il Fatto Quotidiano -. Le adesioni sono state raccolte e vidimate a Busto Arsizio e Gallarate, oltre che nella sede locale del Popolo delle libertà». Sull’evidenza che sia stato la stessa mano a firmare, Binaghi si è “difeso” dicendo che «la somiglianza poteva attribuirsi al fatto che tutti i supporter azzurri hanno usato la stessa penna».Oltre alla posizione di Roberto Formigoni, che ha bollato l’iniziativa radicale come “propagandistica”, c’è la presa di posizione di Nino Caianiello, cioè colui il quale ha consegnato fisicamente le firme raccolte in provincia di Varese per il Pdl: «Su Binaghi posso mettere la mano sul fuoco – spiega -. Non posso lontanamente pensare che abbia messo in pratica loschi giochi. A me non risulta nulla di anomalo, se proprio vogliono dovrebbero rivolgersi agli interessati che hanno firmato e chiedere a loro. Ogni coordinamento cittadino ha raccolto le firme e poi le ha trasmesse al provinciale, poi ogni candidato si è mosso per conto suo mettendo in campo i propri mezzi e i propri canali. Ribadisco, su Binaghi metto la mano sul fuoco».
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