Slitta la riforma Gelmini, mancano le risorse
Le modifiche apportate al testo sono state bocciate dalla Ragioneria generale dello stato. I ricercatori hanno organizzato un presidio davanti a Montecitorio: "È il momento del dialogo"
La riforma dell’università slitta di nuovo. Manca la copertura finanziaria e la Ragioneria generale dello Stato ha bocciato le modifiche apportate al disegno di legge. I ministri dell’Economia e dell’Istruzione, Giulio Tremonti e Mariastella Gelmini, hanno deciso di rinviare l’esame del testo dopo la fine della sessione bilancio quindi almeno a fine novembre o all’inizio dicembre. Il testo resta dunque "congelato" in attesa di individuare le risorse che il governo si dichiara determinato a trovare. Il giudizio negativo della Ragioneria riguarda in particolare le numerose modifiche apportate in commissione Cultura al testo iniziale e soprattutto quella che prevede l’assunzione di 9 mila ricercatori, un costo troppo pesante secondo il Tesoro e che potrebbe comportare "effetti finanziari negativi tali da pregiudicare la stabilità dei conti di finanza pubblica". La Conferenza dei Rettori ha espresso immediatamente ”disappunto e vivo allarme” per la concreta ipotesi di slittamento del voto. Secondo la Crui, in primo piano c’è più che mai ”la questione delle risorse”, ribadendo ”con forza l’esigenza di assicurare al più presto i finanziamenti indispensabili”.
Dalla Rete29Aprile, che unisce i ricercatori di tutta Italia, prende ivece atto "con soddisfazione della notizia del rinvio. Grazie alla forza della protesta lanciata dai ricercatori e all’ampia mobilitazione che ne è seguita nel mondo universitario e della ricerca, le contraddizioni di una legge “a costo zero” stanno venendo al pettine. È il momento di far sentire la voce dell’Università con ancora più forza, per trasformare un mero rinvio in un’apertura al dialogo".
Questa mattina a Montecitorio i ricercatori hanno organizzato un presidio "per mostrare che non basta un rinvio per spegnere le motivazioni di chi vuole con forza una vera riforma per una università pubblica, libera e a aperta".
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