Lega-PdL: una piazza (e una poltrona) per due

Sabato i due partiti si dividevano con i gazebo piazza San Giovanni; da otto anni si dividono allo stesso modo il governo della città. In vista del voto, la lotta che conta è quella interna agli schieramenti

Un’immagine fisica delle forze di governo della città che si dividono persino la sua piazza principale, quella antistante la basilica seicentesca di San Giovanni. Lega e PdL scalpitano ai blocchi di partenza della campagna elettorale, ognuna con l’intenzione di cacciare l’altro in un angolo e mettersi in posizione di comando.
Sabato hanno dato il via alle danze elettorali con i rispettivi gazebo in piazza che si guatavano diffidenti, offrendo ai cittadini una scelta del tipo: o di qua o di là… ossia dalla stessa parte. Per ora. Ancora non è sopita l’eco dello scontro sui volantini della Lega che vantavano i successi leghisti sul fronte della patrimoniale Agesp Servizi – riasfaltature, verde pubblico e quant’altro, "curati" in modo più rapido e, a sentir loro, efficiente di quanto non potesse fare Palazzo Gilardoni. Il "Comune bis" funziona, a detta di chi tanto ha brigato per crearlo; dall’altra parte della barricata nessuno però vuole mollare la presa e concedere al Carroccio più dello stretto indispensabile.
Se la Lega ha ottenuto il controllo di Agesp Servizi, il PdL ha tenuto le posizioni sulla partita Accam, regolando al proprio interno, arbitro il commissario, i difficili equilibri tra fazioni (che la Lega riesce a tenere più "sotto il coperchio"). Le partecipate restano affari di famiglia della destra, e mentre i seguaci dell’Umberto da Cassano "feriscono" sull’efficienza e si guadagna un sostegno condizionato – a una condizione desiderata ma improbabile: andare da soli al voto – da un mordace "peso piuma" della politica cittadina come Audio Porfidio, il PdL pubblicizza a spron battuto (ne hanno gran bisogno) i successi dell’amministrazione Farioli e si prepara a flettere i muscoli nei quartieri, battendoli palmo a palmo per una campagna elettorale che si annuncia, naturalmente, all’ultimo voto. La destra interna del PdL, quella saltata sul "predellino" e che si è ben guardata dal seguire il suo ex leader Fini, in piazza si è portata Marco Airaghi per "benedire" l’avvio della campagna, e pare la più determinata nell’arginare le "gomitate" dei leghisti. Il PdL parte col vantaggio innegabile della pubblica ricandidatura di un Farioli che può dormire sonni tranquilli; la Lega, che esprime con Reguzzoni e Speroni la rappresentanza cittadina a Roma e a Bruxelles, nonostante la proclamata voglia di andare da sola, non riceve segnali dall’alto: forse chiarirà la situazione l’incontro con Marco Reguzzoni di venerdì sera ai Molini marzoli.
I risultati delle regionali del marzo scorso parlano di un PdL più forte della Lega in città: sarà da calcolare l’effetto del voto cittadino rispetto a quello più politico per Palazzo Lombardia, la defezione dal PdL dei "ferrazziani" seguaci di Fini, presumibilmente non decisiva (ma potremmo sbagliarci), e l’eventuale ulteriore rafforzamento della Lega, che i sondaggi a livello nazionale darebbero in grande spolvero.

A Busto le battaglie che contano sono quelle interne agli schieramenti, non quelle tra essi. Altro che bipolarismo. Quel che è certo è che il rapporto fra le due forze della destra è quello decisivo per "leggere" le amministative prossime venture del 2011: perchè  Altrove, a meno di sorprese davvero clamorose, in mancanza di una leadership chiara, autorevole e condivisa e delle condizioni per l’unità di qualsivoglia fronte anti-destra, non si vedono all’orizzonte forze in grado di spostare l’ago della bilancia, saldamente occupata dai due giganti impegnati in una lotta frontale e statica che finchè dura li tiene in equilibrio. Solo una rottura aperta potrebbe riaprire i giochi, ma anche in quel caso le conseguenze potrebbero non essere affatto quelle desiderate dai rivali, tra i quali perdurano il silenzio sulle candidature e il metodo per arrivarci (PD), la sotterranea battaglia lista unica/liste di partito (Manifattura Cittadina, Sel), ondeggiamenti tattici (Indipendenti di Centro), iniziative unilaterali (Sel ancora), scelte di rottura individuali (Corrado) o determinate da rigidi vincoli a monte (grillini). Fino a far dubitare che vi sia non tanto e non solo la capacità, ma la volontà stessa di provare davvero a cambiare le carte in tavola.

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Pubblicato il 08 Novembre 2010
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