Caso Uva, va a processo l’ultimo medico che lo visitò
Il gup assolve un sanitario del pronto soccorso ma dispone il giudizio per lo psichiatra che somministrò per ultimo i farmaci. Rigettate le indagini difensive
Un medico, all’epoca in servizio all’ospedale di Varese, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo per la morte di Giuseppe Uva, l’artigiano di 42 anni che – la notte tra il 14 e il 15 gennaio del 2008 – fu fermato in via Dandolo, insieme a un amico; fu portato in caserma e vi passò tutta la notte, prima di essere trasferito in ospedale, dove morì, per circostanze da chiarire. Secondo i pm Sara Arduini e Agostino Abate, la responsabilità è da ascrivere ai due medici che quella mattina, in pronto soccorso, e poi in psichiatria, somministrarono dei farmaci a Uva per calmarlo, ma senza considerare che l’uomo era ubriaco, e che la reazione tra l’alcool e le medicine avrebbe potuto portarlo a gravi conseguenze.
Il gup Cristina Marzagalli ha però distinto le posizioni dei due medici e assolto, per non aver commesso il fatto, il dottore del pronto soccorso che curò, per primo, Uva, e che gli somministrò tre diversi farmaci. Mentre ha mandato a giudizio lo psichiatra che, in seconda battuta, gli somministrò un ansiolitico.
L’udienza di oggi ha però anche rivelato un’altra verità. Nel processo non entra, nemmeno per ipotesi, la possibilità che Uva sia morto per una causa diversa da quella scritta nell’autopsia e cioè l’assunzione di farmaci in dosi sbagliate. Il medico legale aveva infatti già escluso un pestaggio e a questo si erano rifatti i pm quando hanno concluso che la colpa era dei medici.
Com’è noto, é stato comunque aperto un secondo fascicolo, su richiesta della famiglia, per accertare cosa sia accaduto in quelle ore passate in caserma da Uva e dall’amico Alberto Biggioggero. L’inchiesta bis non è giunto a conclusioni diverse ma non è stata ancora archiviata.
Sebbene il processo di oggi sia a carico dei medici, l’avvocato della famiglia Uva Fabio Anselmo ha chiesto che venissero messi agli atti le indagini difensive effettuate in questi mesi ma il gup non ha accettato. Inoltre, Anselmo aveva chiesto una perizia tossicologica sui resti di Beppe Uva da eseguirsi con la formula dell’incidente probatorio. La mossa era volta a creare dei dubbi scientifici sulle conclusioni dell’autopsia ma il giudice non ha ritenuto la richiesta pertinente con il processo nei confronti dei due medici.
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