Quegli anni a Comerio che hanno cambiato tante vite: l’amarcord indimenticabile degli ex Whirlpool

Coloro che hanno vissuto gli anni d’oro della multinazionale in Italia, tra il 1990 e il 2015 circa, si ritrova da anni periodicamente. Per la prima volta l’incontro è stato proprio lì, a Comerio

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Il gruppo dei “Pillars”, ex manager Whirlpool, quelli che hanno vissuto gli anni d’oro della multinazionale in Italia, tra il 1990 e il 2015 circa, si ritrova da anni periodicamente. Ieri sera per la prima volta l’incontro è stato proprio lì, a Comerio, dove tutto era cominciato
Un luogo carico di memoria: l’ex sede amministrativa Whirlpool, oggi in via di trasformazione in polo multifunzionale, con dentro l’Opera Hub, start-up di qualità, nata proprio al posto della vecchia mensa aziendale. Dai tavoli apparecchiati si spalanca ancora la vista sul lago di Varese e sul centro sportivo con la piscina olimpionica voluta da Giovanni Borghi negli anni Sessanta, un simbolo di un’epoca in cui anche sognare in grande era naturale.

Il tema della serata era l’America, quella del sogno americano, non certo quella di oggi. Era il 4 luglio, e tra pollo fritto, cheeseburger, hot dog glassati al miele, costine in salsa barbecue, cheesecake e anguria, è andata in scena una festa che aveva dentro tutti i ricordi di chi, grazie a quegli anni, ha imparato a sentirsi un po’ cittadino del mondo.
«Grazie a tutti, è come se il tempo non fosse passato…», diceva qualcuno. «Sembrava davvero quindici anni fa… grazie ad Adele e Manuela, il comitato organizzatore, e a tutti voi, perché quei quindici anni sembravano non essere mai passati.»
«Ritornare ragazzi nello stesso posto, con la stessa energia, e scoprire che siamo stati amici prima ancora che colleghi.»

Il genius loci: dove nacque un piccolo miracolo industriale

Quello che Whirlpool fece a Comerio è qualcosa che non capita spesso. Di solito le multinazionali americane scelgono Londra, Amsterdam, Zurigo per i loro quartieri generali europei. Ma Whirlpool, dopo aver comprato alla fine degli anni ’80 la divisione del bianco di Philips, ereditò la sede di Comerio.
Era lì che Philips aveva ereditato la Ignis di Borghi, imprenditore visionario che, scappato dalla grande Milano, aveva trovato sulle rive di questo lago spazi, manodopera e un genius loci che sapeva ancora di artigianalità intraprendente.

Negli anni ’90 e 2000 Comerio divenne così una vera nave scuola di managerialità e imprenditorialità. Più di 20 nazionalità si incrociavano ogni giorno nei corridoi: buyer che alla mattina presto negoziavano coi fornitori asiatici, project manager che la sera facevano chiamate con gli Stati Uniti, venditori di casa in Russia a sviluppare nuovi mercati, ingegneri di nuove fabbriche in Polonia e riconversioni in Germania, esperti di marketing multi-canale e gamme di prodotto innovative. C’era chi tornava a casa con le slide piene di forecast e chi, nei weekend, finiva a fare escursioni tra il Sacro Monte e la Valganna per respirare un po’ di normalità.

«Dopo aver gestito l’Europa, l’America la governi in una pausa pranzo»

Molti manager americani, venuti qui a imparare come si affrontano mercati frammentati e consumatori esigenti, dicevano scherzando: «Dopo essere sopravvissuto in Europa, per un americano basta la pausa pranzo per gestire il mercato statunitense.»
E avevano ragione. Perché da Comerio Whirlpool non solo gestiva il business europeo, ma esportava idee e tecnologie che cambiarono il mercato americano. Le lavatrici a carica frontale nate in Germania e a Napoli divennero il cuore dell’espansione USA, finanziando persino l’acquisizione del rivale storico Maytag.
Non è un caso se proprio a Comerio si sono formati leader come Marc Bitzer, oggi CEO mondiale, entrato in azienda nel 1999 per guidare Bauknecht. O come Alessandro Perucchetti, partito dal Trade Marketing a Comerio per diventare presidente Whirlpool Nord America.

Il DNA del cambiamento e i draghi dell’ignoto

Jeff Fettig, ex CEO, una volta disse:
«Ogni decennio ha portato sfide enormi. Economiche, politiche, tecnologiche, competitive. E ogni volta ci siamo adattati. Non importa quanto sei grande o di successo: se non sei un po’ paranoico che qualcuno ti superi, finirai per rimanere indietro.»
Ancora prima di lui, David Whitwam aveva scolpito nella memoria di tutti un concetto potente:
«Il vero nemico siamo noi stessi, quando scegliamo la via facile del passato. Ma il mondo appartiene a chi sceglie di affrontare i draghi dell’ignoto, con il desiderio di eccellenza e la voglia di cambiare sé stesso nel farlo.»

Quegli anni a Comerio sono stati proprio questo: una palestra di coraggio, una fucina di innovazione, un luogo dove l’ignoto diventava opportunità. E che oggi, pur in un settore duro, inflazionato e pieno di competitori cinesi e coreani, ha lasciato dietro di sé centinaia di carriere e vite arricchite.

Un brindisi per chi c’era, chi non poteva e chi non ci sarà più

Ieri sera si sono riaperte storie e ferite con lo stesso spirito di allora. C’era chi raccontava i mesi passati a Stoccarda, chi le trasferte continue a Wroclaw e in Svezia da Ikea, chi oggi vende sistemi digitali per la derattizzazione o ancora tratta con gli emiri del Golfo, per una nuova fabbrica di frigoriferi da aprire.
C’era chi non ha potuto esserci perché in ospedale per un’anca nuova, chi domani parte coi nipoti per la montagna, chi aspetta un figlio, chi il figlio l’ha già visto laurearsi e ora guarda alla pensione. C’era chi ha perso i menischi e non corre più i 10 km giornalieri, chi ha perso un amore, chi invece ha trovato il coraggio di sposarsi di nuovo.

E c’è stato un brindisi speciale, semplice, sincero, per chi non c’è più. Come Peter Smith, inglese trapiantato in Italia, con il sogno di visitare tutti i paesi del mondo, stroncato da un infarto solo pochi giorni fa all’aeroporto di Gatwick. «Alla prossima, Peter», sussurrava qualcuno col bicchiere alto.

Un posto, delle persone, e la voglia di migliorarsi ancora

Questa è la storia di un gruppo che non è solo un pezzo di storia industriale, ma un pezzo di vita vissuta, di competenze e sogni realizzati, di ciò che può accadere quando si mettono insieme persone, luoghi e l’ostinazione di non fermarsi mai a dire «basta così».
Perché alla fine, se c’è una lezione che tutti hanno portato a casa ieri sera è proprio questa: sapere chi sei non basta, bisogna voler diventare ancora di più.
E in fondo, è questo che rende storie come queste davvero memorabili.
Grazie a chi c’era.

“L’auspicio è che dia speranza: c’è un futuro anche (e grazie) dopo Whirlpool\Beko”, Pillar DOCG.

Adele Ferrari, Alessandra Grimoldi, Alessandro Piatti, Angelo Casero, Damiano Marabelli, Dario Bonometti, Derek Hazell, Francesco Spotorno, Gianluca Castelletti, Gigliana Orlandi, Giuseppe Bica, Giuseppe Geneletti, Giuseppe Perucchetti, Jean-Pascal Rey, Guendalina Barbaresi, Manuela Adamoli, Marco Balliano, Patrizia Carraro, Roberta Vanetti, Mario Cunico, Silvia Baldin, Silvia Montalbetti, Stefano Balzardi, Stefano Zocca, Walter Manfredi, Paolo Perrucci, Walter Albé, Elena Marangon, Luca Marcheselli, Paolo Banfi, Saverio Mazzaluppi, Paolo Ramazzo Zocco, Ivana Perusin, Lorenzo Milani, Eric Millar, Giorgio Fortini.

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Pubblicato il 05 Luglio 2025
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