Lo stato sociale crea sviluppo, ma il governo l’ha cancellato

Livia Turco, deputato del Pd, madre della Legge 328 è intervenuta al convegno organizzato dai pensionati della Cgil

Livia Turco, deputato del Pd, è arrivata al collegio De Filippi di Varese con un simil suv della Fiat, tutt’altro che blu. E se ne è ritornata in stazione a Milano con lo stesso simil suv della Fiat, tutt’altro che blu. La sobrietà soprattutto di questi tempi è merce rara, a maggior ragione se arriva da una donna che ha fatto per due volte il ministro e considerata, senza retorica, la madre di una legge importante, la 328, che ha consentito alle fasce deboli della società italiana di sentirsi parte attiva del  Paese.
E come si fa con un vecchio amico che si vuole festeggiare, i pensionati della Cgil hanno organizzato un incontro al collegio De Filippi per ricordare con l’ex ministro (della Solidarietà sociale e della Salute nei governi Prodi e D’Alema)  i dieci anni di quella legge. «È un triste compleanno quello della 328 – ha detto la Turco – perché è stata svuotata completamente da questo governo. Con lo stanziamento ridicolo di 75 milioni di euro di fatto la 328 non c’è più, è stata massacrata».
Il deputato del Pd ha ripercorso la storia e i passaggi della legge quadro, invitando la platea a non credere che oggi sia la crisi a sacrificare il welfare. «La 328 è stato il frutto di grandi battaglie e della convinzione che lo stato sociale era il motore dello sviluppo – ha continuato l’ex ministro -. Quella legge è stata il frutto di una scelta precisa non un fatto tecnico. Una scelta politica mirata nel momento in cui si varava una finanziaria durissima».
Livia Turco sottolinea più volte la parola «scelta» che assume un valore particolare proprio quando «la coperta è troppo corta». Nello stato sociale c’è stata un’evoluzione che ha fatto perno sulla sussidiarietà e sulla rete di interventi. «Non si tratta di demonizzare i voucher – ha spiegato il deputato del Pd – ma i voucher non sono l’unica risposta, perché la monetizzazione del bisogno non serve. Ciò che serve è la presa in carico del soggetto più debole da parte della rete, ovvero il welfare attivo, che deve essere comunità accogliente per valorizzare le abilità diverse delle persone. Di tutto questo nel libro bianco del governo non c’è traccia, c’è invece una confusione con l’apparato sociosanitario, ma l’intervento sociale non lo fa la sanità».
C’è un richiamo al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, colpevole di aver rivolto un appello alla generosità degli italiani, quando il governo di cui fa parte con i suoi cittadini è stato tutt’altro che generoso. «La sussidiarietà è utile perché innesca la cittadinanza attiva – ha concluso la Turco – ma la via di aiutare chi aiuta presuppone che qualcuno li aiuti, invece mi sembra che ad esempio la social card sia sparita. Nonostante questa maggioranza c’è un’Italia della solidarietà che costruisce la dignità delle persone e bisogna dargli fiducia. In questo modo costruiamo una nuova primavera delle politiche sociali».

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Livia Turco mamma della 328 4 di 17
Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Dicembre 2010
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