Il Cardinale ai sindaci: “Chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà”

La parabola del vangelo di Luca nelle parole dell'Arcivescovo di Milano in vista al De Filippi. "Troppa la violenza verbale tra i politici: pluralismo sale dlla democrazia"

dionigi tettamanziPazienza, lungimiranza, perseveranza. Questi tre aggettivi sono il miglior consiglio che l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi ha regalato nel consueto incontro con gli amministratori locali della diocesi milanese. Un territorio importante, che corrisponde con i grandi interessi economici del Paese ma che racchiude un capitale umano e sociale molto radicato: proprio a chi deve gestire queste risorse il Cardinale si è rivolto, scegliendo una parabola nota e condivisa, quella del seminatore, nel vangelo di Luca. Tante mani tese a stringere quella del porporato, che si è a lungo soffermato a parlare con i numerosi sindaci e amministratori presenti al De Filippi e qui arrivati per ascoltarlo.
«E come il seminatore, il sapiente amministratore affida con generosità la semente non al solo terreno buono, ma anche al terreno che si trova lungo la strada, tra le pietre e in mezzo ai rovi» ha spiegato Tettamanzi, citando la parabola. Gli amministratori sono le persone che per prime possono e devono occuparsi della cura di tutto il territorio, preoccupandosi di creare il consenso autentico intorno alle scelte da assumere, specie per quelle più rilevanti. Ma con un di più, che l’arcivescovo identifica con la virtù della lungimiranza che sa discernere ciò che è fondamentale da ciò che è affrontabile in un secondo tempo e invoglia a rimanere in profondo ascolto delle necessità primarie della vita quotidiana, che spesso vengono dimenticate a favore di ciò che è straordinario, accattivante, capace di suscitare forti emozioni.
Per occuparsi della cura del territorio Tettamanzi propone quattro “Cantieri” esattamente come fece nel “Discorso alla Città” dello scorso autunno, quattro punti fondamentali che un amministratore non deve mai perdere di vista: «Un primo cantiere – dice Tettamanzi – è per studiare e condividere il segreto del terreno fertile – ciò che funziona – con gli altri terreni poco o per niente produttivi».
«Un secondo cantiere – continua l’arcivescovo – serve a individuare, dirigere e sollecitare quegli interventi necessari per quanti, in ogni comune, hanno bisogno di aiuto per poter tornare ad essere autosufficienti. Deve essere un’occasione per comprendere con tempestività le nuove forme di povertà e il loro rapido evolversi, per sospingere il volontariato e il terzo settore ad adeguarsi ai bisogni guadagnando sempre più autonomia imprenditoriale.  Un terzo cantiere è necessario per vigilare e intervenire sulla questione educativa. Il quarto cantiere è per lavorare al fine di monitorare e diminuire il più ossibile le forme di esclusione sociale che subiscono, ad esempio, i disabili fisici e mentali, i malati terminali, i detenuti, chi è senza fissa dimora…».
Nel corso del suo intervento l’alto prelato ha pure toccato un tema a lui caro e che mai manca tra le raccomandazioni da fornire ai politici locali, quello della continenza e della "benevolenza delle parole". Mai come in questo periodo secondo Tettamanzi serve questa qualità, poiché «anche a livello locale sta prendendo piede quel malcostume della violenza verbale dei politici che dà triste spettacolo nei dibattiti televisivi e addirittura nei palazzi più nobili delle istituzioni». «Una violenza inaccettabile – afferma – non solo perchè è segno di maleducazione, bensì perché può essere contagiosa e trasformarsi da parole in fatti».
Un ultimo consiglio del Cardinale va alle difficoltà, alla sensazione di sproporzione che alcuni rappresentanti delle piccole, a volte piccolissime comunità possono provare riguardo i bisogni dei loro cittadini: anche qui la parabola dei vangeli arriva in aiuto. È quella del granello di senape: «Un seme piccolissimo, pressochè invisibile, che sviluppandosi diviene un grande albero, ricco di fronde e di frutti».

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Pubblicato il 20 Gennaio 2011
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