“Incontri cometari del secondo tipo” con il Gat
Il gruppo astronomico ricostruisce lunedì sera la storica notte di San Valentino della cometa Tempel-1, il primo oggetto di questo tipo ad essere esplorato due volte da una sonda spaziale, a distanza di molti anni

«Quando il missile di Deep Impact colpì la superficie della Tempel-1 ne fece scaturire una valanga di acqua, anidride carbonica ma, soprattutto una gran quantità di molecole a base di Carbonio – prosegue il presidente del gruppo -. Purtroppo, però, si sollevò anche così tanta polvere da oscurare completamente alla vista, delle camere della navicella madre in allontanamento, la cicatrice dell’ impatto. Un vero peccato, perché la morfologia del cratere avrebbe potuto darci le prime informazioni dirette sulla struttura interna della cometa. Una situazione apparentemente senza via d’uscita, che la NASA è riuscita incredibilmente a risolvere grazie ad un autentico asso nella manica. L’asso nella manica di chiama STARDUST, una navicella che il 2 gennaio 2004 sfiorò da 250 km la cometa Wild-2 e riuscì nell’ impresa ‘impossibile’ di riportarne a Terra migliaia di frammenti il 19 Gennaio 2006. Dopo di che si è trovata a vagare nello spazio ‘libera da impegni’ nonostante che le sue condizioni di salute (leggi: le sue strumentazioni di bordo) fossero ancora eccellenti. Da qui, a metà del 2007, un’ idea fantascientifica: quella di riattivarla e di prolungarne di 4,5 anni la vita per farle incontrare la cometa Tempel-1, in una nuova missione che è stata denominata STARDUST-NExT (New Exploration of Tempel). L’evento, assolutamente senza precedenti, si è realizzato pochi giorni fa, nella recente notte di San Valentino dello scorso 14-15 Febbraio, quando la Stardust, passando a soli 178 km dal nucleo delle Tempel-1 ha inviato a terra un centinaio di immagini destinate a cambiare per sempre la scienza delle comete. Per la prima volta è stato possibile costruire una mappa geologica davvero straordinaria di tutta la superficie della cometa: vi dominano zolle di ghiaccio, crateri da impatto, terreni a strati ed alcune enigmatica colate di materiale fluido (forse legate a fuoruscita di acqua liquida dal sottosuolo). Rispetto alle immagini riprese da Deep Impact cinque anni prima, sono stati individuati alcuni evidenti cambiamenti dovuti al riscaldamento solare e, soprattutto, è emersa chiaramente la traccia (sotto forma di un cratere di 150 metri !) del missile che ne aveva squarciato la crosta. Scienziati di mezzo mondo sono entusiasti ed emozionati per questa impresa destinata ad entrare nella storia di questa generazione: il racconto e le immagini che il GAT presenterà al pubblico di Tradate quasi in ‘tempo reale’ Lunedì sera, 21 Febbraio, faranno il resto».
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