Piccolomo flop, anche il suo avvocato lo critica
Il legale Simona Bettiati voleva rimettere il mandato. “Per ora resto, ma solo per senso di responsabilità. Non condivido in alcun modo il suo comportamento e gliel’ho detto in faccia”
Giuseppe Piccolomo, dopo aver urlato e lanciato insulti in aula, ha rischiato di perdere l’avvocato difensore. Il suo legale, Simona Bettiati, è rimasta profondamente contrariata dalla scenata del suo assistito che, lunedì mattina, ha contestato i giudici e usato parole di rabbia contro gli agenti della polizia penitenziaria. L’avvocato spiega che resterà al suo posto ma specifica: «Sì, resto…per ora». Come a paventare una possibile futura marcia indietro se “Pippo”, nelle prossime udienze, dovesse renderle impossibile una serena strategia difensiva. Di certo, è raro che un avvocato difensore esterni pubblicamente il dissenso dal comportamento del suo assistito. Ma in questo caso è accaduto qualcosa di grave. «Ero molto arrabbiata dopo l’udienza – spiega Simona Bettiati – gli ho parlato molto chiaramente e non gli ho lasciato diritto di replica, gli ho detto quello che pensavo e me ne sono andata». Ha pensato di mollare tutto? «Sì. Ma ho fatto due valutazioni importanti. Per coscienza e responsabilità e anche per rispetto verso la corte. Se me ne andassi farei saltare almeno due udienze, e poi sarebbe complicato anche per un altro collega subentrare, dato che la strategia difensiva l’ho impostata io. Non sono contenta di quanto avvenuto, ma sono una professionista. Devo affrontare situazioni che non mi piacciono ma che è mio dovere affrontare. Onestamente, devo poi riconoscere che la corte non aveva preso decisioni a senso unico, ma aveva ammesso o negato prove, sia alla difesa, sia alla procura. L’unica attenuante che riconosco a Piccolomo è una certa pressione, visto che lui si ritiene innocente. Ma gli insulti e tutto il resto…come dire…non esiste un comportamento del genere».
Simona Bettiati assiste Piccolomo fin dalla notte in cui fu interrogato in questura, passando da avvocato d’ufficio a legale di fiducia. L’imputato è la seconda volta che si mette nei guai nei confronti dei giudici. La prima era stata in occasione della lettera inviata, l’estate scorsa, al direttore del quotidiano la Prealpina, quando paventò una manipolazione delle prove contro di lui. La Lettera è stata inviata dalla procura ai giudici di Brescia, per valutare eventuali affermazioni diffamatorie nei confronti delle forze dell’ordine. Per rimediare a quell’autogol, Pippo, in udienza preliminare si era scusato.
La sfuriata dell’ex pizzaiolo di Cocquio Trevisago non è una novità assoluta nelle aule di tribunale. Lo stesso presidente della corte d’assise, il giudice Ottavio D’Agostino, fu protagonista, negli anni Ottanta, di un curioso episodio, durante un processo a un appartenente alle Brigate Rosse. L’uomo lesse un proclama ma il giudice sdrammatizzò dicendo, con un sorriso, di aver udito solo un sacco di sciocchezze. Non ci furono più altri proclami.
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