Bossi, Motta e la concussione di viale Stelvio: il pm chiede due anni
Requisitoria del magistrato che sostiene l'accusa nel procedimento incentrato sulla costruzione di un'area industriale a Gallarate. Fondamentali le dichiarazioni dell'imprenditore edile Paggiaro sui versamenti di danaro
E’ di 2 anni a testa la richiesta di pena da parte del pubblico ministero Roberto Pirro Balatto per Gigi Bossi, ex-capo dell’ufficio tecnico gallaratese e per la sua compagna architetto Federica Motta in merito alla concussione relativa alla costruzione di alcuni capannoni in viale Stelvio a Gallarate da parte dell’imprenditore edile Leonida Paggiaro. La tangente contestata risale al 2003 e rappresenta il germe di quello che è attualmente il processo Lolita, fascicolo gestito inzialmente dal sostituto procuratore Cristina Roveda in seguito alle dichiarazioni che il costruttore edile fece prima alla procura di Verbania, che indagò e condannò Ernesto Racchelli, sentenza confermata anche in appello nel gennaio dello scorso anno. In quella stessa occasione Paggiaro ammise anche di aver versato una tangente al referente principale dell’allora Forza Italia in provincia di Varese Nino Caianiello, per la quale è ora a processo per la vicenda ex-Maino.
Il pubblico ministero nella sua requisitoria ha ricostruito l’epopea finanziaria di Paggiaro e i numerosi fatti di cui è stato protagonista. Il processo si basa principalmente sulle dichiarazioni del costruttore e sull’attendibilità delle sue parole: secondo il magistrato della procura di Busto è credibile sia perchè Racchelli è stato condannato in via definitiva e sia per i numerosi riscontri alle sue dichiarazioni ottenute dalle testimonianze del direttore della filiale luganese della Banca Popolare di Sondrio Stefano Rogna, il quale confermò in aula di aver personalmente portato soldi dalla Svizzera all’Italia e di averli consegnati a Paggiaro, ma anche per la corrispondenza delle note segnate sull’agenda di Anna Maria Iametti, ex-moglie irreperibile di Paggiaro. Su quell’agenda, già al centro del processo per le tangenti a Caianiello e Miano, c’è segnato anche il versamento di 10 mila euro eseguito a vantaggio di Bossi. Il 28 giugno toccherà alle difese.
A chiudere il cerchio, secondo il pm, ci sono anche le dichiarazioni dell’architetto Massimiliano Airoldi, estensore del progetto edilizio di viale Stelvio per conto del suo cliente Paggiaro ma che si è visto revocare l’incarico per essere sostituito da Federica Motta, fidanzata di Gigi Bossi, la quale si è servita del progetto di Airoldi senza cambiarne una virgola. Circostanza confermata anche dall’attuale dirigente dell’ufficio tecnico del comune di Gallarate, Marta Cundari. Quest’ultimo elemento, però, non è stato accolto dal giudice Nicoletta Guerrero che aveva respinto la richiesta di acquisizione delle dichiarazioni della Cundari perchè presentate tardivamente.
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