C’è una timida ripresa, manca la continuità

I dati della Bcc indicano che le imprese ad altissima specializzazione e quelle che puntano all'export stanno meglio,ma la maggiorparte chiede finanziamenti per la gestione del quotidiano

È una ripresa a macchia di leopardo quella fotografata dalla Banca di Credito Cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate nel territorio dove opera: l’Altomilanese e il Varesotto. Vanno bene soprattutto le realtà produttive rivolte all’export e cala l’utilizzo della cassa integrazione. Dall’ultimo trimestre del 2010 si è evidenziata una timida ripresa, anche se purtroppo resta il problema forte dell’occupazione, che in due anni è calata di molto.
Luca barniLa gestione del credito è cambiata radicalmente. «I punti di forza dell’economia locale rimangono -spiega il direttore generale della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, Luca Barni-: l’imprenditorialità diffusa, l’intraprendenza e la multisettorialità tipiche delle imprese del Nord Ovest. Se è vero che non ci pervengono richieste di investimenti in chiave di sviluppo, è anche vero che le criticità registrate a partire dagli ultimi mesi del 2008 si vanno esaurendo. La sensazione, direi diffusa, è che il peggio sia alle spalle e che il 2011 sarà un anno più sereno; ma da qui a pronunciare la parola ripresa ne passa».
Gli attori presenti sul territorio confermano i dati dell’Osservatorio Bcc. Sia nel Varesotto che nell’Altomilanese la situazione dell’industria e dell’artigianato è in leggero miglioramento, ma il recupero sul fronte dei livelli produttivi non si traduce ancora in una crescita generale dell’economia locale, che risente ancora della crisi legata all’occupazione e alla conseguente stagnazione dei consumi famigliari. C’è un divario crescente tra le imprese che mostrano buone performance e le sofferenze che, purtroppo, si devono ancora registrare nel campo del commercio, dei servizi e delle costruzioni. Il tessuto produttivo è, però, in grande fermento, soprattutto nelle piccole aziende di stampo artigianale. A fronte di tante realtà che hanno dovuto chiudere o ridimensionarsi, molte nuove imprese sono nate, spesso grazie ad ex dipendenti che si sono messi in proprio, dato, questo, confermato anche dall’ultimo rapporto di Unioncamere Lombardia.
Perché la crisi possa dichiarasi conclusa occorre un requisito che, fino adesso, i segnali per la risalita non hanno mai avuto: la continuità. «Si è parlato in diverse occasioni di ripresa a macchia di leopardo, e in effetti non si può negare che esistano comparti messi meglio o isole felici -spiega Tiziano Schiera, responsabile dell’area crediti della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate-; parliamo però di realtà che non rappresentano una tendenza ma delle eccellenze nei rispettivi campi. Chi ha un’attività ad altissima specializzazione o chi ha uno sbocco su mercati stranieri sta meglio, ma questa non è l’azienda tipo. La maggior parte delle imprese non investe, chiede finanziamenti per la gestione del quotidiano, non certo per progetti di lungo corso».
La crisi ha smussato gli angoli, «ma qualcosa di buono può nascere anche dall’indubbia negatività che abbiamo vissuto in questi due anni -commenta Roberto Scazzosi, il presidente della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate-. E’ soprattutto nei momenti di difficoltà che si può imparare qualcosa di nuovo, per meglio affrontare il futuro». Nel suo ultimo rapporto, il Censis cita qualche modello positivo di giusta risposta alla crisi: uno di questi è proprio il Credito Cooperativo. Le banche che oggi corrono a ri-territorrializzarsi, sono le stesse che, fino a poco tempo fa, vedevamo trasformarsi in “negozi finanziari”, senza rapporti con lo scenario locale. Le Bcc, invece, hanno sempre saputo tirare dritto, mantenendosi collegate al territorio, preservando la loro cultura di settore e facendola maturare. I risultati di oggi premiano questa scelta di lungo corso. «Da azienda dobbiamo ragionare con una gittata a medio-lungo termine -spiega Barni-: la gestione dell’oggi è sovente passiva mentre la programmazione, quella su cui siamo orientati, è prospettica. Noi non faremo mancare il credito alle aziende, perché vogliamo sostenerne la crescita, ma la reciprocità non è un optional e quindi dobbiamo lavorare insieme. Noi mettiamo in circolo risorse perché creino ricchezza. Abbiamo coniato un claim, Aiutiamoci a crescere, declinato al plurale; l’impegno alla crescita, quindi, deve essere di tutti, in un’ottica di condivisione. È questa tendenza alla condivisione, sicuramente più diffusa nella generazione più giovane, quella che usa i social network, quella che vede nascere e svilupparsi relazioni nelle community, quella dove la discussione può portare a soluzioni “partecipate”, quella della cosiddetta “intelligenza collettiva”. Credo di poter dire che la collaborazione su tanti progetti concreti imbastita dalla Bcc con le associazioni del territorio rispecchi in pieno questo spirito. Questo è sicuramente il futuro della nostra banca. Auspico possa esserlo anche per il nostro territorio».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Aprile 2011
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