L’occidente che guarda all’Asia alla Liuc

Se n’è parlato all’Università Carlo Cattaneo nell’ambito delle attività dell’Osservatorio India. Al seminario Biswa Nath Bhattacharyay, Lead Professional e Consigliere del Presidente dell’Asian Development Bank Institute di Tokyo

India, Cina e il blocco di nazioni del sud est asiatico facenti capo all’Asean (Association of South-East Asian Nations), ovvero Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Laos, Birmania, Cambogia: sono questi gli attori di un nuovo mercato che l’Occidente non può più permettersi di ignorare. Se n’è parlato all’Università Carlo Cattaneo nell’ambito delle attività dell’Osservatorio India, in un seminario che ha visto salire in cattedra Biswa Nath Bhattacharyay, Lead Professional e Consigliere del Presidente dell’Asian Development Bank Institute di Tokyo.
Il seminario ha ripreso alcune tematiche già trattate nel corso del Second Italian-Indian Bilateral Dialogue, tenutosi lunedì a Milano e promosso dall’Osservatorio India della LIUC con ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) e Fondazione ItalianiEuropei, sotto il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri. In questo contesto il dott. Bhattacharyay ha discusso i rapporti economici tra India ed Unione Europea, con particolare riferimento all’Italia. In LIUC il focus della presentazione si è spostato più direttamente sul processi di integrazione economica tra paesi dell’estremo oriente.
«Le relazioni tra i Paesi dell’Asean, l’India e la Cina – spiega Biswa Nath Bhattacharyay – sono sempre più importanti in vista di una valorizzazione di questi “mercati emergenti” dell’Asia. Si tratta di un blocco all’interno del quale coesistono religioni, culture e sistemi politici anche profondamente diversi, ma tra i quali è necessario sviluppare una sempre maggiore coesione per garantire liberi movimenti di risorse e mezzi. Certamente, ogni Paese rappresenta un caso a sé: ad esempio è necessario per la Cina riequilibrare il divario tra quanto viene esportato e i consumi interni».
Molti gli aspetti per i quali l’armonia invocata si rivela fondamentale: «La peculiarità di questi Paesi è certamente la loro vocazione manifatturiera low cost: alcuni si sono avvicinati alla tecnologia, altri devono allinearsi per essere più competitivi. Inoltre, bisogna fare molto sul fronte dell’urbanizzazione per contrastare le criticità tipiche di queste aree, come il traffico e l’inquinamento nelle grandi città, e dello sviluppo di infrastrutture, problema particolarmente sentito in India».
La disamina non poteva tralasciare un argomento di stretta attualità come la situazione finanziaria: «Questi Paesi non hanno certo la stessa dimestichezza con la finanza di giganti come gli Stati Uniti, pertanto devono sperimentare forme di collaborazione e interazione tra loro per emergere. Si tratta di valorizzare le loro risorse, soprattutto per migliorare la qualità della vita».
Biswa Nath Bhattacharyay ha sottolineato il peso che ha su tutto questo la protezione di alcune categorie sociali, che produce un profondo gap nella possibilità di accesso a servizi che riguardano la salute e l’educazione. E ancora: «Stati Uniti ed Unione Europea – conclude – devono tenere conto sempre di più di questi mutamenti in atto, riorientando le proprie risorse, sia nel manifatturiero che nei servizi, per riuscire a competere con il low cost che i paesi asiatici, soprattutto se insieme, riescono a garantire».
Il convegno di Milano ed il seminario alla LIUC rappresentano le prime attività dell’Osservatorio India. Questo centro di ricerca è stato da poco costituito in LIUC con il professor Rodolfo Helg nel ruolo di Direttore e con il professor Narinder Sharma in quello di Segretario Generale. Gli obiettivi del centro sono ben riassunti dalle parole del professor Helg: «L’Osservatorio India nasce dall’esigenza di fornire alle imprese italiane interessate a processi di internazionalizzazione verso l’India un punto di riferimento e di confronto dove trovare le competenze necessarie (per esempio, consulenza di base e corsi per formare personale impegnato nelle attività tra Italia e India) per far partire iniziative di internazionalizzazione. L’Osservatorio fungerà perciò da sportello a disposizione delle imprese interessate all’India. Allo stesso tempo, accanto a questa funzione, l’Osservatorio avrà attività più tradizionalmente accademiche. Da un lato, l’Osservatorio collabora in LIUC con l’Ufficio Relazioni Internazionali, per intensificare i rapporti con istituti accademici indiani alla fine di favorire lo scambio studenti e docenti. Dall’altro lato, è impegnato in attività di ricerca che hanno come focus principale le relazioni economiche internazionali tra India ed Unione Europea, con particolare attenzione all’Italia».

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Pubblicato il 10 Novembre 2011
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