“Ogni giorno assistiamo al miracolo della vita”
Il momento del parto e dei primi momenti di vita del bambino sono attimi di grandi emozioni. Nel racconto di Nellina e Marta la tensione, la paura e la gioia che si vivono in ostetricia
Hanno fatto nascere i varesini da 0 a 20 anni. Sono Nellina e Monica, entrambe capo sala dell’ostetricia del Del Ponte, con un’esperienza lunghissima e appassionata nel campo della maternità.
“Facciamo un lavoro bellissimo – dice Nellina – assistiamo quotidianamente al miracolo della vita e ogni esperienza ti emoziona come se fosse la prima volta. Non c’è mai un parto uguale all’altro perché ogni donna è diversa e ogni nascita è differente. Condividiamo un’esperienza incredibile: ecco perché rimaniamo nei ricordi di ogni madre”.
“L’ostetrica segue tutto il periodo, dal travaglio sino all’espulsione e al distacco della placenta. Siamo le prime a ricevere tre le mani la nuova vita e la passiamo subito alla madre. Ogni attimo richiede massima attenzione e, se il carico di lavoro aumenta, l’adrenalina sale: devi leggere attentamente il tracciato quando si è in travaglio, lavorare sul rilassamento quando arrivano le contrazioni dolorose, assistere il momento dell’espulsione, controllare che il post partum sia regolare. Sono tutte operazioni ad altissima tensione perché la natura è imprevedibile e noi dobbiamo essere pronte davanti a qualsiasi imprevisto. Si pensa che con la nascita sia finito tutto. Come si sbaglia! Per noi è proprio l’espulsione della placenta a creare massima adrenalina perché il rischio di emorragia è sempre in agguato…”.
Nonostante gli anni trascorsi ad assistere la nascita, le due ostetriche non possono descrivere il parto tipo: “ Non ce n’è uno uguale all’altro. Di solito dura 8 ore ma abbiamo visto travagli di dodici ore. Le donne, poi, confondono i primi dolori con il travaglio: ma sono solo i prodromi. Le contrazioni efficaci sono quelle che modificano il collo dell’utero. La differenza è sostanziale e anche le donne, alla fine, se ne rendono conto”.
ambulatorio di allattamento a cui si possono rivolgere sempre, noi rimaniamo in contatto con le puerpere. E’ il momento dopo il parto quello più delicato per le donne: hanno bisogno di qualcuno che le ascolti, che dia loro attenzione, che le assecondi per superare il senso di insicurezza”. Oggi al Del Ponte è caldamente consigliato il “rooming in”, il bimbo è collocato nella sua culletta agganciata al letto della madre: non ci sono ostacoli e il contatto è continuo: “Noi assistiamo donne di tutte le culture. E se il momento del parto è abbastanza facile perché è la natura a dettare regole e tempi, nel post partum possiamo incontrare incomprensioni culturali. Oggi siamo avvantaggiate dalla presenza di un mediatore con cui si superano le barriere. A volte, però, le chiusure sono totali e l’assistenza diventa complicata”.L’anestesia fa paura èerchè è un salto nel buio
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