“Spiano i dissidenti siriani”. Protesta del Partito Pirata contro la Area Spa
L'azienda di base in brughiera starebbe realizzando un software per intercettare tutte le comunicazioni in partenza dalla Siria. Secondo i "pirati" e gli attivisti siriani è un'arma usata per repressione
«Quell’azienda sta collaborando con il regime di Assad, L’Italia si rende complice della repressione sanguinosa in Siria». Il Partito Pirata italiano e la Coalizione nazionale di sostegno alla rivolta siriana hanno messo nel mirino la Area Spa, la "fabbrica delle intercettazioni" di Vizzola Ticino. L’azienda starebbe realizzando per conto della Siria un sistema che consente di intercettare qualsiasi e-mail inviata nel paese, ma anche messaggi da Facebook e Twitter, gli strumenti di lotta pacifica più usati dai giovani della primavera araba. La notizia è rimbalzata sulle pagine dei principali quotidiani, anche all’estero: la segnalazione sul possibile coinvolgimento dell’Area Spa è partita dal sito Bloomberg News, che indica anche alcuni aspetti operativi.
«Si tratta di un fatto gravissimo, che mette l’Italia sullo stesso piano del regime di Assad, rendendoci complici della sanguinosa repressione in atto nel paese mediorientale» spiega il portavoce del Partito Pirata, Marco Marsili, che è anche professore universitario a contratto. «Il Parlamento intervenga per vietare che l’Area Spa, che è tra le principali fornitrici delle procure italiane, termini il lavoro» chiede il leader dei pirati italiani. «Si tratta di un inaccettabile aiuto al governo reazionario di Assad, responsabile dell’uccisione di centinaia di civili indifesi. O smettono loro, o porteremo la cosa a livelli superiori». Le prossime mosse sono già definite: prima una richiesta al Parlamento di embargo su tutto questo genere di strumenti informatici, «così come per le armi prodotte in Italia e usate dai cecchini del regime siriano per colpire i dissidenti nelle piazze»; subito dopo un’analoga richiesta al Parlamento Europeo. «È scandaloso che l’Europa esporti non democrazia come si dice, ma strumenti di repressione». Nel pomeriggio gli attivisti siriani e del Partito Pirata – una trentina in tutto – dovrebbero incontrare l’amministraztore delegato dell’azienda, Andrea Formenti, per un colloquio. Lo stesso Formenti aveva dichiarato a Bloomberg News che non poteva parlare nello specifico dei contratti firmati dall’azienda e che "la compagnia segue tutte le leggi e i regolamenti sull’esportazione".
In Siria sono ormai mesi che le proteste si alternano agli scontri con le forze governative: studenti e masse popolari, come in altri Paesi del Nordafrica interessati dalla "primavera araba", chiedono democrazia e giustizia sociale. La repressione del regime di Bashar Assad è stata feroce, negli scontri in campo aperto (decine in morti negli ultimi giorni), ma anche nella ricerca dei dissidenti e nella loro incarcerazione. E molto passa proprio dal web, che – soprattutto grazie ai social network, Twitter in testa – è diventato uno strumento di lotta fondamentale: anche la reazione del regime siriano passa dunque per questi canali. E anche nei mesi scorsi altre aziende occidentali sono state contestate per aver contribuito a sviluppare appositi software per intercettare mail, tweet e messaggistica istantanea.
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