Richiedenti asilo: il modello Milano rischia di soccombere

Milano ha sviluppato un buon modello di accoglienza agli stranieri, ma i punti deboli sono ancora molti. Aumentati del 46% i richiedenti asilo

AsilantiDa anni, la Caritas di Milano gestisce in modo quasi impeccabile l’emergenza di chi arriva dal Nord Africa. In quest’ultimo periodo si è concentrata sullospitalità ai profughi della Libia, costretti a lasciare la patria in seguito ai disordini scoppiati con la caduta del regime di Gheddafi.
Sul futuro degli immigrati, però, si addensa l’incertezza, con l’avvicinarsi della scadenza del sistema di protezione che il governo ha accordato loro: il rischio è che i profughi, una volta usciti dal Centro, non solo non trovino un’occupazione, ma forse neanche un’abitazione dove poter vivere.
Di questo enorme problema hanno parlato gli operatori della Caritas Ambrosiana e delle cooperative promosse dall’ente ecclesiale durante il convegno “Rifugiarsi a Milano”, svoltosi al Centro Diurno Rifugiati “Il Filo dell’Aquilone di via San Cristoforo 3 nel capoluogo lombardo.
In seguito alla “Primavera araba”, che ha portato numerosi nord-africani a spostarsi per cercare migliore tenore di vita, il numero di coloro che hanno richiesto asilo in Italia è aumentato del 46% e, ad oggi, sono ben 379 gli stranieri accolti a Milano, rispetto ai 1895 accolti nelle restanti città della regione Lombardia. Mentre in altri luoghi si è privilegiata l’accoglienza di questi in strutture alberghiere, a Milano è avvenuto l’esatto contrario, in quanto i nord-africani sono stati accolti in vere e proprie strutture sociali, con lo scopo di promuovere il loro immediato inserimento non solo nel mondo del lavoro, ma anche nella vita italiana di tutti i giorni, una volta usciti dal Centro. Anche il Comune di Milano si sta impegnando per far fronte a questa rischiosa situazione, rilasciando agli immigrati nord-africani permessi di soggiorno per richiesta di asilo in tempi decisamente più brevi rispetto a quelli che normalmente occorrerebbero.
Tuttavia, questo eccezionale punto di forza rischia di trasformarsi in un grave handicap, in quanto a dicembre scade la copertura finanziaria garantita dal governo, tanto che si stima un futuro incerto per almeno 300 stranieri, che non avranno più nessun diritto di rimanere nelle sei funzionali strutture milanesi dove oggi sono ospitati.
Molte sono le istituzioni pubbliche e private che si sono messe in campo con numerose iniziative e manifestazioni per tentare di dare un sostegno a tutti i profughi nel momento della loro uscita dai centri, per evitare proprio che questi rimangano disoccupati, emarginati e senzatetto. Interessanti e degne di nota a questo riguardo sono le iniziative del CeLav (Centro di mediazione al lavoro), che offre borse lavoro a persone in condizione di svantaggio sociale, della Fondazione Cova, che gestisce e organizza tirocini formativi, e percorsi di accoglienza di nuclei familiari presso famiglie
del quartiere Greco, realizzati grazie alla collaborazione tra il Comune di Milano, la Cooperativa Sociale Farsi Prossimo e la Caritas milanese.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Giugno 2012
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