Accordo fatto per il prezzo del latte

La trattativa si ferma a quota 36-38 centesimi, a seconda della stagione. Fiori: "Abbiamo difeso le imprese dal rischio di speculazioni”

«Alle attuali condizioni di mercato e alla luce di scenari comunitari delicati, più di così non sarebbe stato possibile fare: posso dire che, in rapporto alla situazione e alle prospettive, abbiamo davvero ottenuto il massimo». È con queste parole che il presidente della Coldiretti di Varese Fernando Fiori commenta l’accordo sul prezzo del latte, raggiunto a fine giugno e che sarà valido per la provincia di Varese oltrechè per l’intera Regione Lombardia.  L’intesa raggiunta a livello regionale fissa il prezzo del latte alla stalla pari a 38 centesimi al litro per le consegne da giugno a settembre e 36 centesimi al litro per quelle già conferite nei mesi di aprile e maggio, IVA esclusa e più i premi previsti dall’attuale tabella qualità.  L’accordo è stato siglato con Italatte che fa capo al gruppo Lactalis con i marchi Parmalat, Galbani, Invernizzi e Cademartori: valido per il territorio regionale, il nuovo prezzo fissato costituisce anche un importante punto di riferimento anche per le altre regioni italiane, dato la Lombardia, con 4 milioni di tonnellate produce il 40% circa di tutto il latte italiano. «Non è stata una trattativa facile – ammette Fiori – ma alla fine sono prevalsi la concertazione e il dialogo, che hanno reso possibile una scelta di responsabilità per garantire la stabilità delle aziende agricole, per difendere il nostro latte e dare sempre maggiori certezze ai consumatori».

Per il comprensorio varesino, la zootecnia rappresenta un segmento importante dell’attività agricolo-zootecnica, con oltre 1000 imprese e un patrimonio bovino che conta (secondo i dati dell’ultimo censimento regionale) oltre 15 mila capi bovini nella provincia prealpina (a destra: allevamento a Gallarate). Altra notizia positiva, sul fronte del latte, è l’assenza – quest’anno – di multe per le quote latte: nessun provvedimento sarà infatti emesso a carico degli allevatori italiani (e, dunque, anche per quelli del Varesotto) i quali, hanno prodotto al di sotto del limite imposto dell’Ue.  La questione quote è iniziata quasi 30 anni fa nel 1983 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori. All’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Il 1992 con la legge 468 poi il 2003 con la legge 119 e infine il 2009 con la legge 33, sono le tappe principali del difficile iter legislativo per l’applicazione delle quote latte in Italia.  Degli attuali 40mila allevatori oggi in attività nel nostro Paese (erano 120mila nel 1996) sono solo un po’ più un migliaio quelli che devono alle casse dello Stato 1,7 miliardi di euro di multe maturate in questi ultimi anni.

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Pubblicato il 03 Luglio 2012
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