Camusso: “Il lavoro deve tornar protagonista in Europa”
Almeno 50mila persone hanno risposto all'appello della Cgil. Da Varese in 300, 4 mila dalla Lombardia.
Da Varese sono partiti 6 pullman e molte macchine che hanno portato circa 300 iscritti alla Cgil alla manifestazione di Roma, 4mila dalla Lombardia, almeno 50 mila da tutta Italia. Nessun corteo ma una piazza San Giovanni gremita di lavoratori che per tutto il pomeriggio di sabato hanno fatto sentire la loro voce. Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ha ribadito che «I lavoratori di questo paese che hanno solo un bisogno: lavorare e se il lavoro non è la priorità, non si mettono a posto i conti dello Stato».
Il lavoro, per essere rispettato e riconosciuto, deve tornare protagonista. Il segretario ha attaccato il governo Monti, e difeso i lavoratori sacrificati: esodati, licenziati, precari e in nero «i volti sani e puliti del paese» quelli che hanno costruito l’Italia. «Assistiamo ad una straordinaria ingiustizia di un paese in cui non vengono fatti provvedimenti che guardano al lavoro». A questo proposito Camusso ha richiamato l’attenzione sulle difficili condizioni che vivono i lavoratori cassaintegrati delle aziende in crisi, che non possono essere considerate “aziende decotte” ma “patrimonio del nostro paese”. Ha ricordato chi il lavoro l’ha già perso e chi è nel limbo come gli esodati, chi è schiavo del lavoro sommerso, e i tanti giovani che «ci guardano perché il loro guardarci è la risposta per il futuro”». Ha citato anche le tante donne lavoratrici che hanno perso il lavoro perché hanno scelto di diventare madri e si sono viste presentare il foglio delle dimissioni in bianco. Per la Cgil la speranza è che le numerose vertenze ancora aperte al Ministero trovino una soluzione perché «rinvio, dopo rinvio si avvicinano le chiusure. Il 3 novembre non si spengano i forni dell’Alcoa, ma si elaborino misure sull’energia per far continuare la produzione».
Il sindacato si dice pronto a discutere con il governo di scuola ma non può accettare un aumento unilaterale delle ore di lezione degli insegnanti. «Sul fatto che la scuola debba arricchirsi, siamo tutti d’accordo. Ma non puo’ dire a uno che deve lavorare sei ore in più e non lo paghi per quelle ore perché hai deciso che così gli organici si possono tagliare ancora un po’. Dicci che progetto hai sulla scuola e discutiamo e costruiamo anche le soluzioni».
Il segretario della Cgil ha lanciato infine un messaggio a Bruxelles: «Noi non vogliamo l’Europa del rigore ma l’Europa unita. E per questo saremo nelle piazze di tutti i paesi d’Europa il 14 novembre per cambiare la politica».
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