Sogno o son Dunston?

Nuova puntata del kolossal Cimberio, quello con il lieto fine assicurato. Il pivot ne è il simbolo, al pari di Serafini per la Pro Patria e della scintillante Faucette della Unendo Yamamay

(d. f.) Prima di tutto diamo a Cesare quel che è di Cesare: il titolo ci è stato suggerito da un motto geniale girato su Twitter dopo la vittoria su Biella (purtroppo ci è sfuggito l’autore: un applauso all’ignoto). Detto questo, ci piace affiancare il nome del pivot della Cimberio alla parola "sogno": non sappiamo quanto durerà, non sappiamo se ci sveglieremo di colpo ripiombando nel grigiore quotidiano. Quello di cui siamo certi è che questa squadra sta regalando giorni di gioia vera ai suoi tifosi, soprattutto a quelli che non l’hanno mai abbandonata. E il basket italiano finalmente si sta accorgendo di quanto succede da queste parti. Forza Varese.

Pagellone numero 99 del 19 novembre 2012

Bryant Dunston 8,5 – Cercando la fotografia giusta per ornare questa pagina del Pagellone ci è venuto in mente che avevamo già scelto Dunston come uomo-copertina della nostra rubrica. Poco male, lo riproponiamo e non potremmo fare altrimenti: se contro Sassari la sua prestazione è stata ottima ma non stratosferica (e però nel finale infuocato ha avuto anche stavolta i suoi guizzi), i suoi primi due mesi in Italia hanno avuto un impatto da "pivot americano anni 80". Ovvero quello di un giocatore che cambia il volto a una squadra a suon di canestri, rimbalzi e di tutto il resto. Sbirciate le classifiche individuali della Serie A: lo trovate tra i primi in valutazione, percentuale da 2, stoppate, schiacciate, marcatori. Devastante, come le sue inchiodate al ferro che gli sono valse un soprannome calzato a pennello: Dunkston.

Matteo Serafini 7,5 – Nino, non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Il capitano tigrotto probabilmente ascolta De Gregori e sa che non è da quel penalty che viene giudicata la sua prestazione. Dopo un rigore sbagliato sull’1-1 (il primo dopo quasi due anni senza errori), Serafini si carica la Pro Patria sulle spalle, prima siglando la rete del vantaggio con un destro carico di rabbia dal limite dell’area, poi si prende la personale vendetta dal dischetto mettendo la palla sotto l’incrocio, dove il portiere non può arrivare. Doppietta personale nel 5-1 finale al Santarcangelo: Nino di paura non ne ha avuta.

Juliann Faucette 7 – La miglior pallavolo del mondo non serve a nulla senza qualcuno che metta giù la palla, così come si può suonare il pezzo perfetto, ma se il cantante stona è notte fonda. Per fortuna “J” è espertissima in entrambi i campi e continua a dimostrarlo: sarà un caso, ma il rientro a tempo pieno della schiacciatrice californiana è coinciso con il risveglio della Unendo Yamamay in Coppa e in campionato. 19 punti a Mulhouse, 18 a Urbino e passa la paura, senza stare troppo a chiedersi se i palloni serviti dall’amica Lloyd abbiano più o meno “pancia”. E pensare che a inizio stagione non era neppure considerata tra le titolari…

Vilmarie Mojica 5 – Stavolta non ci siamo proprio. Se il traffico si inceppa improvvisamente, come accaduto a Villa Cortese nella sciagurata rimonta subita contro Pesaro, è inevitabile che un po’ di colpa ce l’abbia chi lo dirige, anche se probabilmente alle radici c’è qualche problema più generale di "viabilità". Uscendo di metafora, e al netto delle acclarate difficoltà in ricezione, non è pensabile che la bella palleggiatrice portoricana affidi lo stesso numero di palloni a Caterina Bosetti e a una Viganò in serata da dimenticare: mancano insomma flessibilità e interpretazione del gioco, che dovrebbero essere le sue specialità. Fermo restando che la staffetta con Rondon non giova.

Matteo Momenté 4,5 – Benedetto ragazzo: non giochi da due anni a causa di due infortuni maledetti per i quali tutti – giustamente – ti sono stati vicini e ti hanno concesso nuove opportunità. Possibile che troppo spesso, quando scendi in campo, dai l’impressione di essere miss Italia in mezzo a un convegno di tamarri? Sguardo sdegnato, portamento altero, mai un sopracciglio fuori posto. Il record parla di un’allacciata di scarpe subito dopo l’ingresso in campo, a palla attiva: per molto meno Sannino ti avrebbe mandato a giocare con la Berretti. Siamo troppo cattivi? Forse sì, ma con motivazioni differenti potremmo dire lo stesso per Eusepi e in parte per Martinetti: God Save Neto ed Ebagua, almeno fino a gennaio.

Dane Diliegro 3 – Lungi da noi giudicare la prestazione in campo del pivot italoamericano di Sassari (pensateci voi: 4′ in campo, due falli commessi, un rimbalzo, qualche protesta) nella sconfitta in volata con la Cimberio. Ci limitiamo a parlare delle scarpe che ha indossato, più adatte a un ritrovo di fans di Hello Kitty o a un convegno di appassionati di Barbie che non a una partita di Serie A. Tomaie rosa inguardabili, che nemmeno nel campionato femminile dedicato alle bambine troverebbero cittadinanza. Un arbitro di stile avrebbe dato a lui il fallo tecnico, non a Sacchetti che per quel fischio si è imbufalito (ma forse anche per le scarpe).

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Pubblicato il 19 Novembre 2012
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