Legambiente contro le Gioeubie fai da te: “Serve un’ordinanza”

Oltre ai roghi ufficiali dei fantocci ce ne sono molti altri, fatti di cataste di rifiuti, che sono pericolosi per la salute umana ed emettono polveri sottili. L'associazione scrive ai comuni in vista del 31 gennaio, giorno della Gioeubia

Legambiente mette in guardia dai numerosi falò che ogni anno vengono accesi in tutto il Basso Varesotto e Altomilanese per celebrare la Gioeubia, il rito propiziatorio con il quale da secoli si butta via l’anno vecchio e si accoglie quello nuovo. Secondo Legambiente Busto Arsizio – che ha scritto una lettera a tutti i sindaci delle aree interessate da questa usanza – spesso quelle che vengono bruciate non sono le gioeubie (ovvero fantocci carta e pezza) ma vere e proprie cataste di rifiuti che andrebbero smaltiti attraverso la raccolta differenziata. A Busto Arsizio il giorno della Gioeubia, quest’anno, è il 31 gennaio che è l’ultimo giovedì di gennaio.

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Barcucci fa l’esempio pratico e mostra una catasta (foto in alto), pronta per essere bruciata, posizionata da giorni nel giardino di un bustocco: «Questo miscuglio di cassette in legna e cartone, non privo di plastica e metallo, misura più di tre metri in altezza, per una superficie di circa quindici metri quadrati. Questa non è Gioeubia, questi sono rifiuti da smaltire! – scrive Barcucci nella lettera – Da dividere e riciclare; non sono legna e stracci, il materiale di cui sono fatte le “streghe” da bruciare per festeggiare la fine del freddo inverno come gioeubie». Questi roghi, per Legambiente, sono assai poco benauguranti, emettono enormi quantità di polveri nocive come il Pm10 e il Pm2,5. Per questo motivo sono vietati sia dai regolamenti comunali d’igiene, sia dalla Regione Lombardia, che proibisce l’uso della legna quale combustile al di fuori degli adeguati impianti termici e adeguate caldaie.

La montagna di cassette raffigurata ha un peso calcolabile in alcune tonnellate, almeno dieci/quindici – secondo una stima dell’associazione: «Una tale massa cellulosica di cartone e legnami produce una quantità stimata di particolato fine, le polveri famigerate, di due/trecento chilogrammi se incenerita». Questa è la valutazione che Legambiente adotta utilizzando una combinazione di varie fonti scientifiche attendibili. Queste famigerate polveri, composte da sostanze molto dannose e cancerogene, non vengono solo inalate ma si depositano sul terreno e su ogni altra superficie, sia piana che verticale. Parte di questi veleni viene introdotta nell’organismo con i cibi prodotti negli orti e nelle stalle del vicinato e parte viene inalata da ogni essere vivente. Queste polveri si disseminano su aree decine di chilometri.

«Non è ammissibile che le autorità preposte, coi sindaci in primissima posizione, si comportino da struzzi in questa vicenda. Le gioebie, come anche i falò di Sant’Antonio, sono feste tenute in tanti comuni della zona. Fino a questo 2013 non ci siamo posti in contrasto con la cosiddetta tradizione di bruciare le gioebie costruite con pochi chilogrammi di legna di fascine e stracci usati. “Niente di troppo” è l’antica massima filosofica, più antica delle gioebie che vediamo bruciare gigantesche e sregolate – conclude il Cigno Verde –  Non ci è consentito importare acriticamente le vecchie tradizioni popolari nella grande città metropolitana, soffocati da ben altre emissioni e senza la naturalezza antica dell’ambiente e della sobrietà contadina».

Legambiente, infine, chiede a tutte le autorità interessate di emettere specifiche ordinanze e specifici limiti a questa festa, che diventi occasione di socialità e non di smaltimento illegale di rifiuti. In Busto Arsizio abbiamo avuto notizia di almeno due falò come quello della foto; il secondo è in zona Cimitero. Cento, mille gioebie ecologiche e risparmiose, di pochi chili di legno, tessuto, paglia e fascine.

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Pubblicato il 26 Gennaio 2013
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