Il Cantone: “Mettere l’orso in un recinto non sarebbe stato etico”
Una nota ufficiale del Dipartimento forestale dei Grigioni ricostruisce le motivazioni che hanno spinto le autorità ad abbattere l'esemplare
«Per settimane le autorità competenti hanno tentato più volte di spaventare l’orso e di allontanarlo in tutti i modi possibili dai villaggi, dalle zone abitate e dai casali, colpendolo a più riprese con proiettili di gomma e petardi nell’ambito delle cosiddette azioni di dissuasione. L’obiettivo di tali azioni era far sì che M13 modificasse il proprio comportamento, diventando di nuovo più timoroso e imparando a stare lontano dalle persone e dagli insediamenti». Con una nota ufficiale, diffusa oggi, il Dipartimento foreste del Canton Ticino ha spiegato le ragioni che hanno portato alla scelta di abbattere l’orso M13 in val Poschiavo. Le autorità hanno ribadito la pericolosità di questo animale nei confronti dell’uomo. «Prima della decisione di abbattimento – hanno aggiunto – si sono tenuti dei colloqui con rappresentanti delle autorità italiane, i quali hanno mostrato comprensione nei confronti della situazione creatasi in Svizzera. Le autorità competenti di entrambi i Paesi hanno infine escluso la possibilità di catturare M13 e di rinchiuderlo in un recinto. Dal punto di vista dell’etica animale, infatti, quella di relegare un orso selvatico in uno spazio così ristretto sarebbe una decisione discutibile, in quanto comporterebbe una detenzione non conforme alle esigenze della specie. Per questo motivo, se un orso risulta problematico, la Strategia Orso Svizzera ne prevede l’abbattimento».
Gli orsi avvistati nel Canton Grigioni provengono dai branchi del Trentino, che attualmente conta 40 esemplari. «È prevedibile – si legge nella nota del Cantone – che altri orsi migreranno in Svizzera, in quanto vi trovano un habitat adatto».
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